Quando dico di essere italiano, la gente vuol dimostrare di sapere qualche parola, e questo è già di per sè affascinante. L'italiano invita a provare.
Certo, nella maggior parte dei casi escono le forme di saluto, le parolacce, riferimenti politici (non sempre gentili) e piatti tipici. Ma spesso esce la parola "bene", o anche "molto bene". Mi riempie di gioia questa cosa! E gioisco ancora di piu' quando mi dicono che la lingua che parlo è come una melodia o, come mi hanno detto ieri sera, che è una "festa per le orecchie". Nella prossima vita, se nascero' non Italiano, spero di poter assistere da spettatore a questo concerto linguistico, che ora posso solo sperimentare come un "musicista" che percepisce la bellezza delle note ma non la maestosità del risultato finale.
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Tra i posti migliori che ho conosciuto, ci sono quelli dove puoi godere della luce naturale, non ci sono orologi e puoi passeggiare a piedi nudi.
Allo stesso tempo, tra i momenti più saporiti che ho vissuto, ci sono quelli dove puoi chiudere gli occhi, sentire il tempo che passa sulla tua pelle e tuffarti delicatamente là dove non serve altro contatto che quello con la comprensione e la pratica della propria pace interiore. Uno può guardare ai propri errori come alle foglie che cadono d'autunno, oppure come alle foglie che cadono d'autunno (sì, la ripetizione è voluta). I primi vedranno ogni sbaglio come una manifestazione evidente di debolezza, un repentino "invecchiamento" incontrollato delle proprie capacità attese. I secondi vi vedranno, invece, una colorata e vivace espressione delle proprie sofferte difficoltà, pronti però a concederla al terreno più solido, alla ricerca di una fertilità possibile proprio in virtù di quegli errori. I primi, ancora, vedranno foglie straziate a terra, prodotti a fine vita che mai avranno a che fare con la crescita che avverrà alla vista del prossimo sole primaverile. I secondi, invece, vedranno artistici tappeti di foglie appoggiate, un rischio che viene abbandonato alla gravità, con la speranza che possa nutrire la crescita di ciò che verrà. I primi, quindi, abbasseranno le maniche, in vista dell'inverno vuoto di ogni utilità, meritevole solo di un atteggiamento di attesa. I secondi, infine, le maniche le alzeranno, per approfittare proprio dell'inverno e accogliere la primavera del cambiamento. E allora "errori" farà rima con fiori. (Allschwil, BL (CH) - foto aggiunta a posteriori: Ottobre 2019)
Tutto ciò che porta all'essenza di tante realtà consiste più nel togliere che mettere.
Per andare lentamente, bisogna togliere velocità. Per essere più concentrati, bisogna togliere distrazioni (o esercitarsi a farlo). Perché una relazione sia più solida, non bisogna tanto mettere impegno e sforzo, ma togliere le tensioni e le possibilità che si verifichino. Per gioire della felicità altrui, vanno tolti i paletti e non messi. Per essere meno delusi, bisogna levare le aspettative (o dar loro un'importanza minore...). Per comunicare, bisogna togliere i muri. Per capire, é la pretesa di conoscere la verità a dover prendere il volo. Per l'amore incondizionato, manco a dirlo, vanno tolte le condizioni. Persino una carezza, non consiste tanto nel mettere delicatezza, ma nel togliere peso. Dulcis in fundo, per raggiungere il silenzio, bisogna solo togliere tutto quel che genera il suo non-esserci. Da qui é arrivata l'intuizione. Togli voci, rumori, suoni ed ecco il silenzio, così tanto celebrato da montanari e praticanti delle più bizzarre pratiche spirituali. Sembra un paradosso: non é né tangibile né visibile ma si ottiene togliendo tutto ciò che é udibile. Ma a una piuma o a una foglia d'autunno, questo non c'é nemmeno bisogno di dirlo o di spiegarlo. |
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January 2023
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