(ITA only) Un periodo raro, molto raro. Se da un lato poco si saprà mai sulle cause, molto abbiamo sperimentato sulle conseguenze. Ho visto persone reagire nei modi più diversi e ho cercato (faticando) di lasciare le mie opinioni da parte: "ognuno é fatto a suo modo", mi sono ripetuto più volte. Nonostante questo, mi sono concesso di osservare il vasto spettro di atteggiamenti che questa grande ondata di incognite sta generando. Un vasto spettro ma diviso in due macro-mondi, un popolo tagliato in due da un grande scisma. Chi vive il periodo come una preziosa opportunità che ancora non ha sfruttato appieno e chi come una minaccia da debellare al più presto. Chi lo sfrutta per mettere in campo reazioni e comportamenti nuovi, e chi si é fatto cogliere impreparato, facendo acutizzare le vecchie e già note strategie che non funzionavano prima, figuriamoci ora. Chi ha paura, e chi non ne ha per nulla. Qualcuno troverà il modo di sopravvivere e reagire, altri di vivere e rispondere. I primi continueranno a concentrarsi sulla cornice del quadro, ossessionati dal contesto che li circonda, i secondi riporteranno la concentrazione sul dipinto, sulla loro esistenza e su come essa si può riconfigurare e adattare di fronte alle sfide del mondo. Una comunità di essere umani deve promuovere il rispetto delle diversità e un confronto etico di idee, anche in un contesto dove la paura e le opinioni corrono a briglia sciolta, senza controllo. In questa ottica ho voluto raccogliere 4 testi molto diversi, su 4 argomenti molto diversi, da 4 fonti molto diverse, che trovano un campo di applicazione molto valido tanto in questo periodo speciale, quanto nella vita in generale. Spero che diventino fonte anche della più minuscola briciola di ispirazione... ...in questo periodo raro, molto raro. Come la vita, del resto. Il mistero della bellezza, la verità e la realtà, sono la stessa cosa. Sono elementi che abbiamo rappresentato con forme d'arte sin dall'inizio ma rimangono elusivi. Pensiamo a loro come all'ignoto. Dobbiamo guardare le nostre menti, perchè lì è dove possiamo osservare la nostra crescente consapevolezza della realtà. Quando capiamo che è la realtà che vogliamo, allora i nostri piedi si ritrovano sul sentiero. (dagli appunti di Agnes Martin) - “È facile, nel mondo, vivere secondo l'opinione del mondo; è facile, in solitudine*, vivere secondo noi stessi; ma l'uomo grande è colui che in mezzo alla folla conserva con perfetta dolcezza l'indipendenza della solitudine* ” - (Ralph Emerson - Essays (1841)) (* solitudine intesa come "lo spazio di armonia con se stessi", e non necessariamente come "mancanza di contatto con altri", ndr) Perché ci sentiamo tanto feriti nel momento in cui capiamo di non essere così importanti? Non sarebbe meglio considerarlo un avvenimento fondamentale, un'illuminazione? Ciò che chiamiamo "credere", in fondo, è un'azione che inizia dentro di noi e bisogna credere nella separazione tanto quanto crediamo nella bellezza e nell'amore, ed essere anche preparati, perché al termine di ogni cosa bella c'è sempre una separazione. E se così, allora perché non interpretare queste disgrazie come catastrofi costruttive, che ci permettono di affrontare ciò che non conosciamo? Non trovi? (Dal film: "L'albero dei frutti selvatici") - Domanda di un fan
Ci sono situazioni in cui dare valore a un'opinione altrui, può essere considerata una cosa utile e sana? Risposta di Steve Vai Sì! Ce ne sono molte! Ma solo tu puoi scegliere se l'opinione che stai ricevendo é autentica e se risuona con te, se dentro quell'opinione c'é qualcosa che ti fa dire "mh, c'è un punto interessante in quel che dice". E lo facciamo sempre. Se guardiamo bene, tutto quello che dico io stesso può essere considerato un'opinione, e potreste trovare informazioni utili in alcune di queste, e questo é un approccio sano. L'approccio non-sano arriva quando prendi qualcosa a livello personale, per opinioni di altri su abbiagliamento, religione, musica etc. L'opinione degli altri può avere spigoli molto appuntiti. Questi spigoli nelle opinioni altrui, sono la testimonianza della loro paura. Non c'é nulla di male nell'avere un'opinione, ma é pericoloso "adorare" le proprie idee, credere che siano quelle corrette, non solo per te, ma per tutti. Si tratta di una mancanza di fiducia in se stessi. Se una persona avesse fiducia nelle proprie opinioni, non ci sarebbe bisogno di convincere gli altri su nulla. Quando hai fiducia in quel che ti piace, o non ti piace, permetti agli altri di avere una loro idea, senza che ti influenzi quale essa sia, a meno che il tuo "ego" non la prenda a livello personale. Persino idee benigne, che possono essere molto utili, vengono prese sul personale, a volte. Lo dico perché sono io il primo a notare quando lo faccio. E l'unico modo per capirlo e per conoscere gli altri, é conoscere se stessi, levando il microscopio dal mondo e rivolgerlo verso di sè. Quando ti ritrovi ad avere a che fare con un'opinione altrui, da un semplice "mi piace il rosso" al risoluto "il mondo fa schifo e tutti sono degli idioti". C'è stato un momento della mia vita in cui avevo a che fare con persone che promuovevano queste idee, che alla fine sono diventate anche le mie, portando intensa sofferenza. Quando un'opinione altrui arriverà a te, saprai se é possibile trovare un piccolo spazio di presenza mentale, e quindi valutare serenamente se é un commento sano da cui posso trarre qualcosa di buono oppure se é l'insicurezza che l'altro sta gettando su di te. Ma solo tu lo saprai." - (Steve Vai, dalla diretta Facebook "Under it all" del 7 maggio 2020)
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ITA only liberamente ispirata da una metafora ascoltata da un grande maestro - Mi hanno detto tante volte di "non pensarci", di concentrarmi su altro, per distrarmi da un problema. Da bimbo forse non capivo nemmeno cosa volesse dire, ora lo capisco ancora meno. Allora bastava andare a giocare, un'attività che non richiedeva alcun apprendimento: un pallone, delle macchinine o dei gavettoni e tutto andava come doveva andare. Col passare degli anni, ho imparato materie, argomenti, tecniche e strumenti per stare a questo mondo come la maggior parte di noi vuole che ci stia, ma ad un certo punto ho smesso di cogliere la spontaneità con cui l'entusiasmo più puro faceva breccia nei miei movimenti da bambino. Da una mezza dozzina d'anni, le montagne e qualche pratica venuta dall'oriente mi hanno faticosamente riportato sulla strada giusta, ma ci é voluto molto e ancora ce ne vorrà. “È facile, nel mondo, vivere secondo l'opinione del mondo; è facile, in solitudine, vivere secondo noi stessi; ma l'uomo grande è colui che in mezzo alla folla conserva con perfetta dolcezza l'indipendenza della solitudine” (Ralph Emerson) È un meccanismo molto bizzarro quello per cui l'adulto si ritrova a faticare come un matto per ritrovare quel che in realtà già ha sperimentato qualche decennio prima. A dirla tutta, a volte bastano pochi anni di studio imposto per dimenticare il sapore dello stupore. Il copione della vita sa essere molto perfido e impegnativo: la purezza di un cristallo ci viene mostrata in tenera età, quando ancora siamo completamente aperti a godere della meraviglia. Questo cristallo va poi a ricoprirsi di polvere ed incrostazioni coi depositi dell'esperienza, delle convenzioni sociali e delle discutibili convinzioni su cosa è importante e cosa non lo è. Ed è così che, più o meno lentamente, iniziamo a divergere, ad allontanarci dal centro, come un satellite che sfugge all'orbita una volta raggiunta la velocità di fuga. Per qualcuno non c'é punto di ritorno, il cristallo é troppo sepolto ormai, e la distrazione è tale che anche nell'eventualità dovesse apparire, la sua purezza non verrebbe notata. Per altri c'é un punto di svolta in cui si inizia a provare a ritrovare il sentiero, con pratiche dalle più semplici alle più esoteriche. Solo alcuni, però, riescono a far breccia nella nebbia della confusione, e tornano testimoni (consapevoli) di quei momenti di sublime estasi, che non si possono né generare nè afferrare, ma soltanto assaggiare. Sono, questi, momenti di rara limpidezza, dove le parole non bastano più per racchiudere una sensazione nel recinto di una descrizione. Tante (troppe?) tecniche arrivano a noi promuovendosi come strumenti infallibilii per aiutarci a "vedere" quei momenti, e probabilmente alcune funzionano pure, a patto di perseverare e praticare con costanza, perchè i vari passi diano i loro frutti. Ma le tecniche più affidabili, io credo, sono quelle che celebrano anche l'immediatezza e la profonda attualità/accessibilità di quell'essenza da (ri)sperimentare, e non solo l'ostico percorso che ad essa conduce. Come dire: allenati sì per correre fino al traguardo, ma sapendo che il traguardo è già qui. Forse non c'è nemmeno un traguardo, di certo non nell'accezione a cui siamo abituati: la competizione è decisamente estranea alla ricerca dell'innocenza. "Non darmi amore, non darmi fede, nemmeno saggezza oppure orgoglio, dammi l'innocenza piuttosto" (da "The Crow, the Owl and the Dove" - Nightwish) Quel che dobbiamo vedere é pardossalmente già davanti ai nostri occhi, solo non sappiamo indicarlo con precisione. Dobbiamo diventare come "bambini, nel nostro petto", come ho letto da qualche parte. Provate a chiedere a un pesce di indicarvi dov'è l'acqua: una vita passata a nuotarci dentro non lo rendono ancora in grado di puntare il dito (o meglio, la pinna) verso qualcosa di univocamente identificabile, in quanto "tutto attorno". La metafora funziona bene anche per noi, sbaglia solo nella direzione: per il pesce è tutto attorno, per noi è tutto dentro. Tutta questa impossibilità di indicare e produrre quei momenti, genera una certa frustrazione, in me per primo, ma sono convinto (e mi hanno insegnato) che prima si sposta l'attenzione dal controllo all'osservazione, e prima ci apriamo a quegli attimi di estrema chiarezza. Se è vero che possiamo solo essere testimoni di questi istanti senza poterli generare e afferrare, è altrettanto vero che il nostro corpo sa ricordare bene quel che ha provato in quei frangenti. Sono spesso frazioni di secondo, dove i sensi trovano un altro campo di applicazione, portando a noi sapori e odori senza che lingua o naso vengano realmente stimolati. Sono queste effimere tracce ad incidere ricordi che diventano riferimenti, àncore da gettare in mare quando la nostra navigazione si farà più turbolenta. Come mare mosso dal vento, la vita si adatta e si adagia come un lenzuolo sul nostro corpo, prendendo forme e movenze di un'esperienza sostenuta dal respiro e decorata di emozioni. Un'esperienza che anela a trovare rifugio nel lasciare andare, con lo sguardo spesso all'insù, a guardare quei due lembi cotonosi di cumuli di bel tempo, che lentamente nascondono quello sprazzo di azzurro che è già da dimenticare. - -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
"Ho detto alla mia anima di stare ferma, e di stare ad aspettare senza sperare. Perché sperare sarebbe sperare la cosa sbagliata; Di stare ad aspettare senza amore. Perché l’amore sarebbe amore per la cosa sbagliata; Ma resta ancora la fede. Ma fede e amore e speranza sono tutte nell’attesa. Aspetta senza pensare, perché non sei pronto per pensare. E allora l’oscurità sarà luce, e l’immobilità danza" (da "East Coker" - T.S. Eliot) (ITA only) momenti, doni e insegnamenti da un compleanno da ricordare. - Un altro giro intorno alla stella madre. É la candelina che ho di fronte a ricordarmi in che punto dell'orbita sono: l'unico momento dell'anno in cui si soffia per celebrare qualcosa. Un soffio che porta tanti significati, uno su tutti lo scorrere dei giorni. Il presente si fa passato, arricciandosi sull'asse del tempo, come i tentacoli di un polpo immersi in acqua bollente. Gli istanti passano veloci, l'uno invita quello successivo, in una successione di momenti che pare scandita da una meschina clessidra, ma che nasconde la pennellata atarassica di un pittore, la vibrazione febbrile delle bandiere tibetane, un profondo respiro ad occhi chiusi. Immagino di guardare un ruscello: dov'è il passato e dove il futuro? L'acqua fluisce dal suo ieri a monte al suo domani a valle, ma per colui che guarda il torrente, la prospettiva é ben diversa: “il passato è l’acqua che ti ha superato, quella che va verso il basso e dove non c’è più niente per te, mentre il futuro è l’acqua che scende dall’alto, portando pericoli e sorprese. Il passato è a valle, il futuro a monte" (*). Niente è più come prima, tutto è nell'adesso, una scogliera-palcoscenico per un futuro pronto a tuffarsi per diventare obsoleto (**). Odori, sapori, brezza e vento: effimeri trasportatori di emozioni. Quel che conta è minuzioso, invisibile agli occhi (***), richiede la più spontanea contemplazione. Dannazione, come ha fatto la cosa più spontanea a diventare la più ostica? Ma a tratti, se mi lascio andare, riesco ad esserne testimone. Guarda! Tutto è così intenso ed elaborato, eppure meticolosamente ripiegato nella piu minuscola frazione di tempo, come un maestoso galeone racchiuso in una stanza, un oceano raccolto in una goccia di essenza. Qualcuno già lo disse: "Per vedere il mondo in un granello di sabbia e il paradiso in un fiore selvatico, tieni l'infinito nel palmo della mano e l'eternità nell'arco di un'ora (****)". Niente è casuale, niente è superfluo. Così tutto ha un senso. Mi affascina come i merli conoscano molto precisamente la gradazione di blu del cielo con la quale è opportuno iniziare a cantare al mattino. Non troppo presto, non troppo tardi. Potessimo, noi, mettere la stessa cura e lo stesso tempismo nei nostri gesti (in)consapevoli. I veri templi sono i dettagli. Le vere preghiere sono le parole non dette, che evaporano in carezze e sguardi. Soffio sulla candelina. Ora è spenta, non lo era poco fa. La fiamma se ne va, il sorriso di chi ho di fronte si fa piu' grande. Inizio una nuova orbita, e il naufragar m'è dolce in questo mare (*****). -.-.-.-.-.-.-.- "Un po' ubriaco, il passo leggero, nel vento primaverile" (Koan tratto da Ryokan Pays Natal) Riferimenti:
* (P. Cognetti - Le otto montagne) ** (liberamente ispirato da una citazione di J. Joyce) *** (citazione rubata da "Il Piccolo Principe", Antoine de Saint-Exupéry) **** (W. Blake - Auguries of Innocence) ***** (G. Leopardi - L'infinito) (ITA then ENG) Tratto da una storia vera. Di più: dalle mie camminate mattutine. I lavori stradali e di riqualificazione del territorio mi fanno sempre soffrire, specie se coinvolgono il taglio di alberi, la distruzione di bellezze longeve o l'estirpazione ingiustificata di perle di tranquillità. Ma così va il mondo: il cambiamento é l'unica costante. Alla sofferenza (specie dei primi giorni) é tuttavia seguita la gioia inaspettata che mi ha colto nelle mie assopite camminate verso l'ufficio, giacchè un vero e proprio dono é apparso ad arricchire le mie mattine. Indossa due guanti bianchi, un gilet ad alta visibilità (con tanto di nome dell'azienda) e un cappellino nero usurato. Dirige il traffico, e fa il turno dalla mattina presto a dopo pranzo. Quei pochi metri quadrati a quell'incrocio sono il suo ufficio di questi giorni, in una routine che lo ha portato ad abbronzare il suo volto e ad entusiasmare il mio. "Che ci sarà mai di così entusiasmante?" - qualcuno si chiederà. Permettetemi una digressione. Qualche mese fa ho sentito parlare del dipinto de "La lattaia" di Vermeer . In quel contesto veniva usato come esempio di un momento di consapevolezza, di uno di quei rari istanti in cui siamo assorti ma presenti nei gesti apparentemente più inutili (ma in realtà profondamente incarnati) della nostra esperienza. Per dirla come David le Breton: "camminare é inutile, come tutte le attività essenziali. [...] non porta a niente se non a se stessi [...]". Andai ovviamente a cercare il quadro, che raffigura una donna robusta mentre versa del latte: niente di più. Ma è la totale immersione nel gesto e l'atmosfera silenziosa che la avvolge a fare breccia negli occhi (e nell'animo) dell'osservatore. "La Lattaia" (Johannes Vermeer) * -.-.-.-.-.-.- Ci sono ovviamente migliaia di altri possibili esempi, secondo le varie interpretazioni soggettive. Mi piace l'idea proporre questa foto, raffigurante Niki Lauda e Ronnie Peterson, due abituati ad andare forte colti in un istante di quella che pare lenta e limpida spensieratezza. Niki Lauda & Ronnie Peterson ** (anni '70) -.-.-.-.-.- Tornando alla lattaia, mai avrei pensato di rammentare questo dipinto guardando un uomo che dirige il traffico. Non solo non ho mai visto nessuno dirigere il traffico così, ma poche volte ho potuto osservare così tanta cura e gioia nel lavoro, così tanta voglia di guidare e servire, svolgendo l'essenziale con la massima grazia. Mi hai emozionato, e mi emozioni ogni mattina, persino quando di traffico da dirigere non ce n'é e passeggi avanti indietro sul marciapiede con una presenza non inferiore a quella cercata in un ritiro di meditazione vipassana. Quei gesti lenti e precisi, arricchiti di bianchi guanti, fanno di te un mimo in incognito. Un direttore d'orchestra travestito da operaio, una guida spirituale travestita da inserviente, un essere umano pervaso di umanità, con un enorme rispetto per ogni professione che ho elencato e che ti capiti tra le mani. Parlando di mimi, mi viene in mente un incontro che ho fatto su un aereo. Parlare con quell'attore professionista mi ha fatto capire non solo quanto il linguaggio del corpo sia fondamentale, ma anche come in silenzio si possano trasmettere concetti imponenti, persino in maniera più genuina e cristallina delle parole. Ieri mattina mi sono diligentemente fermato sul ciglio del marciapiede, per aspettare il tuo gesto di approvazione alla mia traversata. Ti ho risposto con un cenno del capo, aggiungendo poi un "grazie" sincero. E con un sorriso meraviglioso hai accompagnato quel movimento della tua mano verso il cuore, per prenderlo e servirlo a me come su di un vassoio immaginario. Non so se ho mai visto più grazia ed umiltà in un singolo secondo, ma di certo quei due guanti bianchi hanno trovato la loro essenza ad un incrocio, indirizzando vite verso il loro destino e voltando pagina alle loro storie verso il prossimo capitolo. -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-. English after this line -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-. ENG From a true story. Even better: from my morning walks The road and redevelopment works always make me suffer, especially if they involve cutting of trees, the destruction of long-lived beauties or the unjustified eradication of pearls of tranquillity. But this is the world: change is the only constant. Suffering (especially in the early days) was however followed by the unexpected joy that caught me in my drowsy walks towards the office, as a real gift unfolded to enrich my mornings. He wears two white gloves, a high visibility vest (with even the company name) and a worn black hat. He directs traffic, and he's on shift from early morning to lunchtime. Those few square meters at that intersection are his office in these days, in a routine that led him to tan his face and excite mine. "What will ever be so exciting about it?" - someone would ask. Let me digress. A few months ago I heard about the painting "The milkmaid" by Vermeer. In that context it was used as an example of a moment of awareness, of one of those rare moments in which we are absorbed but present in the apparently useless (but in reality deeply incarnated) gestures of our experience. As David le Breton wrote: "walking is useless, like all essential activities. [...] It does not lead to anything except to oneself [...] ". I obviously looked for the painting, which depicts a robust woman pouring milk: nothing more. But it is the total immersion in the gesture and the silent atmosphere that embraces her that get to the eyes (and to the soul) of the observer (see above for the picture). There are obviously thousands of other possible examples, according to the various personal interpretations. I like the idea of proposing this photo, showing Niki Lauda and Ronnie Peterson, two guys very much used to drive fast but here caught in an instant of what seems slow and pure lightheartedness (see above for the picture). Returning to the milkmaid, I would have never thought to remember that painting looking at a man who directs traffic. Not only have I never seen anybody directing road traffic like he does, but I also rarely observed so much care and joy in performing a job, so much desire to guide and serve, carrying out the essential with the greatest grace. You surprised me, and I get emotional every morning, even when there is no traffic to direct and you walk back and forth on the sidewalk with a presence similar to the one sought in a vipassana meditation retreat. Those slow and precise gestures, enriched with white gloves, make you a mime in disguise. A conductor disguised as a worker, a spiritual guide disguised as a servant, a human being pervaded by humanity, with enormous respect for every profession I have listed and that you might get in your hands. Speaking of mimes, I now remember I met one on a flight. Talking to that professional actor made me understand not only how fundamental body language is, but also how silence can be vehicle for majestic concepts, communicating them even in a more genuine and crystalline way than words. Yesterday morning I diligently stopped at the edge of the footpath, waiting for your gesture approving my crossing. I replied with a nod, then adding a sincere "thank you". And, with a wonderful smile, you accompanied a movement of your hand towards your heart, to then take it and serve it to me as if it was on an imaginary tray. I don't know if I've ever seen more grace and humility in a single second, but certainly those two white gloves found their essence at an intersection, directing lives towards their destiny and turning the page of their stories to the next chapter. *Nota per il copyright: L'opera d'arte nella foto sopra è nel pubblico dominio (anche in tutti i Paesi e nelle aree in cui la durata del copyright è la vita dell'autore più 100 anni o meno)
** Origine: Internet ITA then ENG, after the pictures - Nel mio girovagare tra libri e registrazioni su temi a me cari, mi sono imbattuto in una potente domanda seguita da un'affascinante ed articolata risposta. La domanda coinvolge un tormento che forse molti condivideranno, ovvero come conciliare la non verbalità di alcune esperienze (come la meditazione o la contemplazione) con il "mezzo" con cui questo tipo di strumenti ed insegnamenti arrivano a noi, ovvero le parole. La riposta é stata formulata, in un seminario, da una persona da un lato completamente immersa in questi temi e dall'altro molto attiva nel tradurre testi antichi e quindi nella scelta delle parole più adeguate per trasmettere concetti antichi da risvegliare oggi. Ho voluto mettere tutto per iscritto, perché dall'apparente complessità dell'argomento, esce un pensiero meravigliosamente semplice molto in linea con la mia idea di vita. -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.- Domanda <<Come trovi un equilibrio nella tua ricerca, tra l'uso di linguistica e costrutti mentali e la conoscenza non-verbale della pratica?>> Risposta <<La risposta più onesta è che si tratta di uno sforzo ancora in corso. Tuttavia, non vedo questi due temi come disparati o appartenenti a sfere diverse. Una delle cose che mi ha sempre turbato dell'ambiente accademico occidentale, é l'idea dell'oggettività, l'idea che tu -lo studente- debba tenere una debita distanza dal soggetto che stai studiando, senza infettarlo coi tuoi pregiudizi, predilezioni, desideri o convinzioni, così da vederlo chiaramente e oggettivamente per quello che realmente è. E questa è una delle ragioni per cui non ho mai cercato di ottenere una laurea universitaria in alcunché, perché non mi piace quel tipo di ambiente, non voglio separarmi in quel modo, non voglio quella distanza esistenziale. Per me il coinvolgimento con quei testi, e parlo soprattutto dei vecchi testi Pali e anche di qualche testo Chàn in cinese, risiede nel voler entrare in un dialogo vivente con loro, voglio percepire che questi testi stanno realmente affrontando la mia condizione, mi parlano, mi mettono alla prova e mettono in gioco me stesso in modo da cambiare il modo in cui penso di vivere. E se provo a mettere in pratica queste strategie, quando torno a quei testi, mi appaiono cambiati. Per me la bellezza di queste cose molto semplici, come queste Quattro Nobili Verità, è che puoi tornare da loro e scoprire strati sempre più profondi di intuizione, perché sono una parte integrante della tua pratica. Se non avessi cercato di trasformare te stesso rifacendoti a quel che questi testi dicono, allora sì, probabilmente diverrebbero più o meno statici, sarebbero puri oggetti di interesse filologico, ma non ho intenzione di entrare in questo tipo di relazione con loro. Il mio approccio è, senza vergogna, soggettivo, sono interessato a come questi testi possano affrontare e cambiare una vita umana e quindi trovo che la mia pratica, diciamo quando sono in un ritiro di meditazione e provo a coltivare la concentrazione e la consapevolezza eccetera, sia la parte integrante di un dialogo in corso o di una conversazione con una tradizione che arriva a me con la mediazione di parole e testi. Sono ovviamente quel che si direbbe un "tipo intellettuale", non voglio farvi credere altrimenti, e sono spesso contrariato quando gruppi buddisti mostrano a priori un approccio anti-intellettuale ("non ho interesse per la teoria, voglio solo concentrarmi sulla pratica"). Uno degli episodi che mi ha reso chiaro questo aspetto, viene da molti anni fa, quando ancora studiavo in Svizzera in un monastero tibetano. Un vecchio Lama Mongolo stava insegnando un argomento molto asciutto, la logica buddista - posso garantire che si tratta di roba davvero noiosa, ovvero "come funziona il sillogismo" - e alla fine del corso un ragazzo disse: "Maestro, perché dobbiamo studiare tutta questa teoria? Perché non possiamo fare più pratica?" e la sua risposta fu "se davvero sapessi come studiare, allora staresti già praticando" e questo è quello che è rimasto in me, come un faro verso una visione più chiara. Per me lo studio è pratica. La pratica non è riducibile a qualcosa di puramente non verbale o non intellettuale. Se pensi alla parola pratica ("bhavana" é la parola Pali che meglio descriverebbe questo concetto), tutto l'Ottuplice sentiero dev'essere praticato, coltivato, dato alla luce, realizzato. Non si tratta di ridurre la pratica ad una cosa e contrapporre le altre parti della nostra esistenza ad essa. Al contrario, si tratta di estendere il concetto di pratica, per infondere e abbracciare tutti gli aspetti della nostra vita così che tutta la nostra vita diventi una pratica. E così diventiamo umani praticanti. Essere umani diventa la nostra pratica>> Pittura e meditazione - Nepal - 2018 Painting and meditation - Nepal - 2018 -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.- ENG In my wandering through books and recordings on what I consider to be special subjects, I came across a powerful question followed by a fascinating and well-structured answer. The question deals with a struggle that many people might share, namely how do we "conciliate" the non-verbal nature of some experiences (such as meditation and contemplation) with the medium through which tools and teachings on these topics get to us, i.e. words. The answer comes from a seminar, and it comes from a person who is very much involved in these subjects and even in the thorough translation of ancient related texts, to find the most suitable words to express old thoughts to be awakened today. I wanted to write all this down, as from the apparent complexity a wonderfully simple thought rises putting in words my own idea of life. -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.- Question
<<How do you balance your work using linguistic and mental constructs with the non-verbal knowing of your practice>> Answer <<The honest answer is that this an ongoing struggle. But I don't see the two as somehow operating in disparate or different spheres. One of the things that has always troubled me about the western academy, is this idea of "objectivity, that you - the scholar - are supposed to keep a nice distance from your subject matter and not infect it with your own prejudices or biases or longings or beliefs and to see it clearly and objectively as it really is. And that's one of the reasons I've never done a University degree in anything because I just don't like that environment, I don't want to separate myself in that way, I don't want that existential distance. To me the engagement with these texts and I'm mainly talking of early Pali and also some Chán texts in Chinese, is that I want to enter into a living dialogue with these texts I want to gain a sense that these texts are actually addressing my condition and they are speaking to me, they are actually challenging me in some way that they're challenging me to change the way I think I live, and if I try to put those injunctions into practice when I return to the texts they've changed. To me the beauty of these very simple things, these Four Noble Truths for example, is that you can keep going back to them and you can keep recovering deeper layers of insight because they are an integral part of your practice. If you didn't seek to transform yourself in terms of what these texts are saying, then they would probably remain more or less static, they would just be objects of philological interest, but I'm not willing to relate to them in that way, my approach is unashamedly subjective, I'm interested in how these texts can address and change a human life and so I find that my practice, let's say when I'm on a meditation retreat, when I try to cultivate the concentration or mindfulness and so on, that is an integral part of an ongoing dialogue or conversation with a tradition that is mediated to me through text. I'm obviously an "intellectual kind of guy", I don't want to pretend otherwise, and I feel often quite disappointed when Buddhist groups kind of have a default anti-intellectual stance, where people would say "I'm not interested in theory, I just want to do the practice". One of the things that brought that home to me many years ago is when I was studying in Switzerland in a Tibetan Monastery and we were being taught by an old Mongolian Lama and we were studying something which was incredibly dry, the Buddhist logic - I can tell you that was pretty dreary stuff, syllogism and how syllogism functions - and at the end of the course one of the students said "Geshe-la, why do we have to study all this Theory, why can't we do more practice?" and his answer was "If you really knew how to study you would be practicing" and that's remained with me as a real beacon of insight. To me study is practice. Practice is not reducible to something purely non-verbal or non intellectual. If you think about the word practice ("bhavana" would be the closest word in Pali), the whole of the Eightfold path is to be put into practice, cultivated, brought into being, realised. It is not a question of narrowing practice to one thing and then setting other parts of your life in opposition to it. It's a question of how can we extend the concept to practice, to infuse and embrace all aspects of our life so that our whole life becomes a practice. We've become practicing humans. Being Human becomes our practice.>> ITA then ENG after the pictures - I castelli di ottobre, come tutti gli altri, si sono fatti vascelli di messaggi di tempi lontani, ma mi hanno anche fatto concentrare un po' di più su una sfida per me molto ostica: lodare allo stesso modo tutte le epoche, coi loro pregi e difetti, senza elevarne una per i messaggi spirituali e massacrarne un'altra per le guerre o le ignobili violenze. L'era in cui viviamo è senza dubbio la più adeguata per addestrarci a estrarre il meglio da essa e le seguenti citazioni mi aiutano a difendere questo pensiero. - "Non abbiamo mai avuto, nel passato, tempi eroici, e nemmeno una generazione pura. Non c'è nessun altro qui oltre a noi, gente, e così è sempre stato: persone indaffarate e potenti, istruite, ambigue, importanti, timorose, consapevoli di sé; persone che progettano, promuovono, ingannano e conquistano; che pregano per i propri cari e desiderano fuggire la miseria ed evitare la morte. E' un'idea che indebolisce e offusca quella secondo cui un tempo sarebbe esistito un popolo semplice, che conosceva Dio personalmente - e che conosceva anche l'altruismo, il coraggio e le scritture -, mentre per noi è troppo tardi. Non c'è mai stata un'età più sacra della nostra, e neppure una che lo fosse meno." (Annie Dillard - For the Time Being (1975) --- "Non è possibile tornare a vivere lo spirito di un'epoca perchè esso tende a dissolversi mentre si sta avvicinando la fine del mondo. In effetti, non può essere sempre primavera o estate, e ugualmente non può essere sempre giorno; quindi, se anche desiderassimo riportare il mondo allo spirito del secolo trascorso, ciò non sarebbe possibile. Occorre saper trarre il meglio da ogni generazione. Chi ha nostalgia del passato sbaglia perchè non afferra questo principio. Ma coloro che apprezzano soltanto il presente e ostentano disprezzo per il passato, appaiono molto superficiali." Yamamoto Tsunetomo - Hagakure (18esimo secolo) -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.- Nelle foto, i due castelli di questo mese: Castello Bellaguarda - Tovo Sant'agata - Italia Burg Rötteln - Lörrach - Germania -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.- Castello Bellaguarda - Tovo Sant'agata - Italia -.-.-.-.-.-.-.- Castello Bellaguarda - Tovo Sant'agata - Italia -.-.-.-.-.-.-.- Burg Rötteln - Lörrach - Germany -.-.-.-.-.-.-.- Burg Rötteln - Lörrach - Germany -.-.-.-.-.-.-.- ENG The castles I've met in October brought, like all the others, messages from the past, but they also made me focus more one a tough (at least for me) challenge, i.e. praising every age in the same way, with its virtues and vices, trying not to elevate one for its spiritual messages or offend the other for its wars and despicable violence. The time we live in is the most adequate one to train ourselves on extracting the best out of it, and the two following excerpts help the cause of this thought. --- "There were no formerly heroic times, and there was no formerly pure generation. There is no one here but us chickens, and so it has always been: A people busy and powerful, knowledgeable, ambivalent, important, fearful, and self-aware; a people who scheme, promote, deceive, and conquer; who pray for their loved ones, and long to flee misery and skip death. It is a weakening and discolouring idea, that rustic people knew God personally once upon a time-- or even knew selflessness or courage or literature-- but that it is too late for us. In fact, the absolute is available to everyone in every age. There never was a more holy age than ours, and never a less.” Annie Dillard - For the time being (1975) ---- " It is said that what is called "the spirit of an age" is something to which one cannot return. That this spirit gradually dissipates is due to the world's coming to an end. In the same way, a single year does not have just spring or summer. A single day, too, is the same. For this reason, although one would like to change today's world back to the spirit of one hundred years or more ago, it cannot be done. Thus it is important to make the best out of every generation.” This is the mistake of people who are attached to past generations. They have no understanding of this point. On the other hand, people who only know the disposition of the present day and dislike the ways of the past are too lax." Yamamoto Tsunetomo - Hagakure (18th century) - -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.- In the pictures, the castles I've seen in October: Castello Bellaguarda - Tovo Sant'agata - Italia Burg Rötteln - Lörrach - Germania -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
(ITA only this time. Sorry about that) - La montagna e il cambiamento sono temi che mi affascinano da molto tempo ormai. Quello che segue, é soltanto un tentativo di mettere per iscritto uno di quegli incontri tra me e la montagna con lo scorrere del tempo a fare da palcoscenico. -.-.-.-.-.-.-.- Lago della Valletta, visto dal Passo di Val Mera - 2017 - Mi siedo sull'erba umida e pungente, con le gambe stanche dopo la salita. Il silenzio entra in scena. Giunto finalmente in platea, al momento giusto, sono pronto per l'apertura del sipario. Il corpo riprende fiato, mentre lo sguardo si appoggia prima su quella cascata, poi su quella guglia passando per ciuffi e arbusti a cui non so attribuire un nome preciso. Gli occhi diventano una porta d'accesso attraverso cui l'osservazione diventa apprendimento e la contemplazione diventa meraviglia. Sento i muscoli quasi nutrirsi di ciò che inalo e a tratti la fatica scompare, come se evaporasse insieme al sudore. La brezza frizzantina trasforma la mia maglietta in un ondoso parco giochi per mosche e farfalle, che ostentano una bizzarra fiducia ai miei naturali movimenti. La montagna non inebria soltanto me, quindi, e questa calda ospitalità basta per farmi chiudere gli occhi per pochi secondi. Quando li riapro, il panorama inizia a mandarmi immagini in continua evoluzione, metafore di una transizione che procede testarda da millenni. Il ruscello si getta vigoroso nel laghetto e ne esce più calmo dal lato quasi opposto, mentre un gracchio alpino sorvola il crinale, usando la sua ombra per accarezzarlo, come fosse un nastro di seta nera. Così, persino le rocce paiono soffici! Tutto quel che vedo è pervaso di dinamismo, e anche quel che sembra statico è in realtà parte di una lentezza che i miei sensi non riescono a percepire. Posso solo farmi attraversare da quel che sperimento e sento, senza che io possa afferrarlo: invero, questa é la natura delle esperienze più profonde. Il movimento della mano che sfiora la pelle diventa "carezza", il passaggio della Luna tra il Sole e la Terra diventa "eclissi", il vapore acqueo trasportato dalle correnti diventa "nuvola". In una frazione di secondo faccio esperienza esattamente di questo: quel che più solletica il mio entusiasmo ha un nome, eppure rimane impossibile da "prendere". Un arcobaleno, una nube lenticolare, il verde del lago, il battito di ali di un crociere, il fischio di una marmotta, il sapore della fragolina di bosco. Tutto effimero e transitorio, ma essenziale, come un respiro. Come una canzone suonata dal vivo. Come i passi che mi hanno portato qui. Come il profumo delle emozioni. Come il sapore dei sorrisi. Come la vita stessa.
ITA then ENG L'essere umano, che progetto sublime. Una creatura sofisticata. Se apro gli occhi, osservo tutti voi, se li chiudo, posso contemplare me stesso. Quella che segue è una piccola collezione di frasi relative a questo argomento e che mi hanno ispirato negli ultimi mesi/giorni. Come disse Karl Kraus <<L'aforisma non coincide mai con la verità: o è una mezza verità o è una verità e mezza>>, ma è spesso un privilegiato trampolino da cui saltare: in palio un tuffo nella culla dell'infinito. - (foto scattate a Schönenbuch (CH), giugno 2018) -.-.-.-.-.-.-.- ENG A human being, what a sublime project. A sophisticated creature. If I open my eyes, I can observe all of you. If I close them, I can contemplate myself. Here below, I listed a few aphorisms related to this subject that have inspired me over the last months/days. As Karl Kraus said, <<An aphorism never coincides with the truth: it is either a half-truth or one-and-a-half truths>>, but it often serves as a privileged diving board: the possible award is a dive in the cradle of the infinite. - (Pictures shot in Schönenbuch (CH), June 2018) -.-.-.-.-.-.-.-.- La nostra visione apparirà più chiara soltanto quando guarderete nel vostro cuore. Chi guarda all'esterno sogna, chi guarda all'interno si sveglia. Your vision will become clear only when you look into your own heart. Who looks outside, dreams; who looks inside, awakes. - C.G.Jung Qua in questo corpo sono i sacri fiumi; qua sono il sole e la luna, oltre a tutti i luoghi di pellegrinaggio. Non ho mai incontrato un altro tempio benedetto quanto il mio corpo. Here in this body are the sacred rivers. Here are the sun and moon. As well as all the pilgrimage places. I have not encountered another temple as blissful as my own body. - Saraha Doha Nella vita il compito principale dell'uomo è dare alla luce se stesso Man's main task in life is to give birth to himself - Erich Fromm È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi It is very simple. It is only with the heart that one can see rightly; What is essential is invisible to the eye. - Antoine de Saint-Exupéry -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.- .
ITA and ENG (per i precedenti episodi, vai alla fine dell'articolo) (for the previous episodes, scroll until the end of the post) --- ITA Il castello di maggio è arrivato di certo senza che lo cercassi, grazie al ritrovarsi di una manciata di amici, che hanno scelto un posto fragoroso ma sinuoso per riabbracciarsi. Quanti litri d'acqua ha visto questo castello? Quante amicizie rispolverate? Quanti pesci tentare la risalita? E quante piante trovare ospitalità su di una roccia non eterna? Qualsiasi cifra, in risposta a queste domande, non rimarrebbe valida nemmeno per il tempo utile a pronunciarla. Persino quel che scrivo è già vecchio. Dopotutto, questa è la vita. "Brilli la mia scenografia, con cascate turchese che nascondono bellezza eterna libertà [...] Cerca la bellezza, trova la tua riva Prova a salvarli tutti, ma non sanguinare più Hai tali oceani dentro di te Alla fine, ti amerò per sempre" - (The poet and the pendulum - Nightwish) -.-.-.-.-.-.-.-.- ENG The castle that crossed my path in May came without any attempt to find it, thanks to a handful of friends that chose a thunderous but sinuous place to hug once more. How many litres of water did this castle see? How many renewed friendships? How many fish trying to climb back up? And how many plants finding refuge on a non-eternal rock? Any amount given as an answer to these questions, would not last for the time needed to pronounce it. What I am writing, is already old. After all, this is life. "Sparkle my scenery With turquoise waterfall With beauty underneath The Ever Free [...] Search for beauty, find your shore Try to save them all, bleed no more You have such oceans within In the end I will always love you" - (The poet and the pendulum - Nightwish) L'occhio attento di alcuni di voi avrà notato che ad aprile nulla è stato pubblicato per la serie "un castello al mese". In effetti, l'unico castello che ho incontrato difficilmente rientra nella collezione, ma essendo il primo in qualche modo "portato" dalla mia piccola nipotina, eccolo qui :-) - The careful eye of some of you might have noticed that nothing was published in April for the "one-castle-a-month" series. Indeed, the only castle that I met can hardly fit in the collection, but as it was the first to be somehow brought by my small niece, here it is :-) Un palcoscenico per i giochi dei bambini, proprio là dove il nonno mi portava da piccolo (Busto Arsizio, IT) - A stage for children's games, right there where my grandfather used to bring me when I was a kid (Busto Arsizio, IT) -.-.-.-.-.-.-.-.-.-
ITA then ENG, after the song -.-.-.-.-.-.-.-.- Arpeggi di una frana (Ode al cambiamento) Il rombo dal silenzio niente più come prima la roccia si frantuma in fiumi di miele e carta il solletico di millenni scavalcato dal fragore di un istante la valle ora culla le macerie contraltare di una vasta ferita l'una aspetta i nuovi fiori l'altra l'abbraccio della luna A.Mansi -.-.-.-.-.-.-.-.- [...] Oh, specchio nel cielo Cos’è l’amore? Può il bambino dentro il mio cuore, alzarsi e andare oltre? Posso navigare nelle mutevoli onde dell’oceano? Posso gestire le stagioni della mia vita? Beh, ho avuto paura del cambiamento Perché ho costruito la mia vita intorno a te Ma il tempo ti rende più sfrontato Anche i bambini crescono E anche io sto crescendo [...] "Landslide" - Fleetwood Mac (1975) "Landslide" - Fleetwood Mac - Live in 2006 ENG Landslide arpeggios (Ode to change) The rumble from the silence nothing will be the same rock shutters in rivers of honey and paper the tickle of millennia leapt over by the roar of an instant the valley now cradles the ruins counterpart of the vast wound the first awaiting the new flowers the latter the hug of the moon A.Mansi -.-.-.-.-.-.-.-.- [...]
Oh, mirror in the sky What is love? Can the child within my heart rise above? Can I sail through the changing ocean tides? Can I handle the seasons of my life? Well, I've been afraid of changing 'Cause I've built my life around you But time makes you bolder Even children get older I'm getting older too [...] "Landslide" - Fleetwood Mac (1975) |
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