Ita only (foto scattate ad Allschwil, BL (Svizzera), nel settembre 2019...con un'eccezione...) - Un film visto un paio di giorni fa, o meglio il suo titolo, ha dato un senso a diverse foto scattate nel mese di settembre. Come una penna che unisce i puntini in quel famoso gioco della settimana enigmistica, quelle parole misteriose hanno dato un significato a questa mia perenne tendenza ad inclinare lo sguardo verso terra, alla ricerca di chissà che. "La cenere é il bianco più puro" recita la traduzione letterale del titolo del film, che peraltro non annovero tra quelli che più mi hanno lasciato a bocca aperta. L'espressione fa riferimento al fatto che la cenere espulsa da un vulcano, risultato di processi ad altissime temperature, é senz'altro priva di ogni impurità, tanto da meritarsi un eventuale premio (se mai ne esistesse uno) per il "bianco più puro", anche se proprio bianca, la cenere, non è. Se da un lato il film ha le sue ragioni e la sua trama per giustificare questo titolo, dall'altro la mia interpretazione più spontanea ha portato nel mio minuscolo microcosmo una conferma e una carezza allo stesso tempo. E anche un briciolo di conforto. Si tende spesso a maledire l'epoca in cui si viviamo, celebrando e osannando le precedenti, sulla base di scarne certezze e poca voglia di trarre il meglio dai nostri tempi. E siccome sono fermamente convinto che si debba fare il contrario, come ho peraltro già accennato in passato, evidentemente persino l'asfalto diventa interlocutore e maestro, nell'esatto punto in cui si poggiano i miei occhi prima che lo facciano i miei passi. Non trovo casuale (cosa lo é, dopotutto?) il fatto che sia proprio l'asfalto ad accomunare le foto di cui parlavo, e che ho raccolto qui sotto. Una distesa piatta e grigia é evidentemente qualcosa di molto lontano dal bianco più puro, tanto da diventare per antonomasia quel che copre la vita, la spontaneità dei secoli, le molteplici sfumature del paesaggio. Ma grazie a queste foto (e agli istanti che rappresentano) ci ho visto altro, ovvero un palcoscenico per scene teatrali e potenti, metafore del nostro stesso passaggio su questa Terra. Il tutto rimane un mistero: il perché nasciamo, muoriamo, stiamo bene, stiamo male. Ma accettare la vità così com'é rappresenta la vera porta di accesso per capire il denso e profondo significato del nostro percorso. Su questo stesso asfalto non siamo i soli a nascere, tendendo fragili verso la luce... oppure ad aprire gli occhi verso ogni nuovo giorno che ci é concesso, raccogliendo i frutti di qualche scampolo d'infanzia passata di li. Non siamo i soli nemmeno a nutrirci di incontri, seppure in molti siano convinti di volerne (e poterne) fare a meno. Ma è inevitabile incontrarsi, condividere spazi e tempo... non meno inevitabile della chiusura del sipario. Insomma cenere e asfalto, come altri del resto, nascondono molto di più che l'apparente irreversibilità dei loro effetti. Con mia enorme (!!) sopresa, riscopro proprio ora di aver scattato questa foto esattamente 3 anni fa, nello stesso angolo di mondo a cui appartengono le precedenti foto. Non é cambiato nulla nel mondo in cui vivo. E' cambiato molto nel modo in cui vivo.
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ITA only Dopo aver immaginato il punto di vista di un fiore, ecco quel che un sentiero mi ha voluto sussurrare... -.-.-.-.-.-.-.-.- (un ringraziamento speciale alla fotografa, al mio fianco lungo il sentiero) -.-.-.-.-.-.- "Tranquillo, c'é il sentiero per arrivarci" Queste parole, ammettilo, portano spesso in te quel leggero e profumato tepore di qualcosa di conosciuto, come se in un lampo ritrovassi i tuoi riferimenti smarriti, in qualsiasi posto tu sia. Un sentiero conduce da un luogo a un altro, ti guida, questo lo sai, ma non senza sacrifici, miei e vostri. Quel che vedi di me, é la testimonianza del passaggio lento ma testardo di molti, senza il quale non sarei diventato una costante. Una costante tale da finire in qualche "almanacco del camminatore" (a proposito, sai che mi hanno dato anche un altisonante nome tutto mio?). C'é della poesia nel sentirsi il letto di un fiume, usurato da anni di sudore armato di scarponi. E tutto questo mi dà per certi versi un'età e quel dinamismo brioso tipico della vita come la sentite voi. E in effetti mi sento vivo, non c'é dubbio... ma che fatica ogni giorno! "Per cosa?" - ti chiederai. Vedi, sono come un pendolo che oscilla costantemente lungo la traiettoria dei suoi paradossi, baciando quei punti estremi che chiudono come un recinto la mia possibilità di comprensione. Sono la carezza alla collina, che segue le sue curve, ma anche lo sfregio trasversale sulla sua guancia. Sono la cucitura tra due punti, altrimenti difficili da unire, ma anche lo strappo in un paesaggio, l'interruzione slabbrata tra due lembi di seta. Sono la mappa per ritrovare la via, ma anche la traccia su cui molti si smarriscono, maledicendomi. É, per quel che ne so io, una missione che non ho scelto.
Ho smesso da tempo a provare a capire i come, i dove e i perché. Non me li domando più. Non me ne faccio nulla, e non mi hanno portato in alcun posto degno di interesse. Ma ecco cosa adoro di quel che sono! Potervi osservare mentre esplorate questa Terra, sentendomi il dito che sfoglia per voi le pagine di questi boschi e di questi monti, enciclopedia del nostro tempo. Ci sono momenti in cui non mi sento più quella ferita di terra e fango che sono, ma piuttosto il fiero autografo delle vostre gambe tra laghi e valichi, tra cime e prati scoscesi. I vostri sguardi lungo la via mutano in una progressione miracolosa, dall'indecisione alla determinazione, dalla disperazione all'euforia, dalla solitudine al sentirsi atomo dell'universo: tutto avviene spesso nel giro di qualche centinaio di metri. Vedo tutto, forse non potrei... Ma non temere, terrò i tuoi segreti. Torna a trovarmi, però, non so stare senza di voi. Sparirò... senza di voi. Porta quel tuo amico, la tua famiglia, o quella ragazza che tenevi per mano. Anche tuo papà, se puoi: vorrei conoscerlo. Prometto di essere discreto, davvero, nonostante la mia sensibilità abbia già fatto breccia in tante occasioni passate. Se sospirerò per la commozione, con folate d'aria tanto gelida da infastidire le orecchie, dì loro che sono le scie di un paio di farfalle che si rincorrono e se mi scapperà qualche lacrima, come l'altra volta, dì loro che è soltanto la pioggia. Un sentiero degno di questo nome, come spero di essere io, non conduce solamente a una destinazione, ma si concede come maestro umile ed invisibile per insegnamenti del tutto misteriosi, di cui solo il viandante farà esperienza diretta. Osservare i propri passi e l'orizzonte, osservando il respiro adagiarsi su questi pendii e gettando le intenzioni oltre le recinzioni. Ecco la chiave: io ne sono una metafora, potente. Usami. Seguimi! TI avviso: percorrendomi con la concentrazione che merito (che meriti!), vivrai esperienze forti, dure, ma piene e dense di significato. Non stupirti, quindi, se ti ritroverai commosso ed emozionato. Mi perdonerai, piuttosto, se io già lo sono. (ITA only) Lacrima oltre il crinale Le gambe mi hanno portato fin quassù Rocce, crepacci ed aspri sentieri sono ormai alle spalle Un passo alla volta, su crinali pettinati dal vento. Le mani, queste ribelli appendici ancillari, non volevano essere da meno Lungo avvallamenti e forme sinuose di uno scheletro vestito di velluto Tutto sotto i miei palmi Una carezza alla volta, fino al culmine di queste guance arrossate Colline al tramonto, che fanno da culla ai misteri più intimi. Sono osservatore privilegiato di qualcosa che forse non son degno di vedere. La vista mi spezza il fiato, non prima di aver preteso un'inspirazione dai colori vastissimi. Un piccolo specchio d'acqua, che appare all'improvviso, un gioiello di queste altezze. Lo trovo in una conca, che si é fatta giaciglio di un'emozione improvvisa. Acqua, sorta dal nulla: da dove vieni? Chi ti ha portato qui? Una lacrima scesa dalla cima o una sorgente nelle profondità dell'animo? Quanto erano bui i crepacci in cui te ne stavi? Non colgo la tua origine, misteriosa e riservata, ma mi tuffo nei riflessi del tuo messaggio. I pugni mi si stringono, temo forse che l'entusiasmo possa sfuggire di mano? Capisco ora l'enorme differenza tra le parole "monte" e "montagna": con la prima posso puntare il dito verso una cima e darle un nome, con la seconda posso puntare il dito verso quel punto speciale dentro me, così da lasciarmi abbracciare dalla vastità di queste emozioni marcatamente femminili, come il vocabolo che le accompagna, come il tuo sguardo che fa da specchio al mio. La stanchezza arriva improvvisa, dopo l'intuizione e la meraviglia. Appoggio la guancia sul pendio di questa schiena calda, mi addormento e mi risveglio, ripetutamente, tra i sobbalzi del sonno testardo di un paio d'occhi che vuole rimanere vigile e continuare a guardare, per non perdersi un solo secondo. (ita only) liberamente ispirata da alcuni fiori a Sepang (Malesia), ma adatto a descrivere molti luoghi del mondo contemporaneo. - se un fiore avesse voce Una stiracchiata ai petali, e anche questa giornata può iniziare. Dev'essere uno di quei cinque giorni che terminano in "-dì", in cui tutto sembra essere frenetico (senza motivo) nel vostro ritmo quotidiano. Vi guardo spesso, nelle vostre corse per arrivare in orario, spesso con bagagli al seguito verso chissà dove. Qualcuno di voi di rado si avvicina e mi guarda, mi ammira con un accenno di sorriso appeso tra malinconia e stupore. Qualcuno persino mi sfiora col naso, per scoprire il mio lato piu intimo e nascosto. Lo fate spesso con discrezione e solenne rispetto, lo stesso atteggiamento con cui i veri gentiluomini osservano la scollatura sensuale di una donna. Ci sono due modi in cui mi piace vedervi chiudere gli occhi: l'uno è assonnato, l'altro è consapevole. Ci sono due modi in cui mi piace vedere che li aprite: l'uno è assonnato, l'altro è colto da meraviglia. Siete sempre in movimento e anche quando siete fermi, siete sovente da un'altra parte. Quando vi sedete a quel tavolino d'estate, ingurgitate cibo quasi senza rendervi conto di cosa ci sia nel piatto. Siete goffi e un po' patetici a tratti, scusate la schiettezza, come quando andate a sbattere camminando perchè troppo immersi nello schermo luminoso che tenete in mano. Eppure... siete fiori tanto quanto me, ma solo alcuni di voi provano a sbocciare: vi vedo, sapete? C'è chi gratta della sporcizia con l'unghia con l'eleganza di un passo di danza, chi presta attenzione al rumore croccante della neve sotto i piedi, e chi, dopo lo schiaffo ricevuto dalla ragazza, rimane fermo qualche secondo per lasciar scorrere ogni impulso aggressivo: sa che non vale la pena reagire. Sono questi piccoli gesti a contare nella vita: non certo la carriera, una bella casa, essere stati nel Grand Canyon. Nella mia breve vita, trovo gioia e agio nella concentrazione che la precisione richiede, nella lentezza della semplicità: l'ovvio non è banale ma essenziale! Finchè arriva quel giorno, dove cado (o volo?), la bellezza sembra finire. Ma così è la vita, anche la vostra. Arriva il momento in cui dovrete abbandonare tutto, e se avrete usato la vostra vita per allenarvi, non sarà per nulla doloroso, anzi. Ci si scompone, tornando all'origine che forse non abbiamo mai lasciato, come un accordo che torna arpeggio, pur essendolo sempre stato. Non so quanto resterò su questo freddo e umido suolo, ma spero abbastanza per strappare ancora qualche sorriso e qualche frugale manifestazione di meraviglia. Perchè se c'é una cosa che ho capito, é che in ogni gesto dimora un'occasione di purezza autentica, e ogni momento diviene un tempio per celebrarla. (ITA only) Immagina di avere davanti queste foto: Albe o tramonti? (Valtellina - Dicembre 2018) Nessuna indicazione dell'ora, di un punto cardinale o di un riferimento geografico.
Difficile dire se siano testimonianze di un'alba o di un tramonto: stessi colori, stessa nostalgia mista ad entusiasmo, stessa voglia di emozioni. Solo la transizione di quegli istanti aiuterebbe a identificare di quale si tratti: l'una si accende, l'altro si spegne. L'una abbandona il buio per accendere un nuovo giorno, l'altro si infiamma per l'ultima volta, per poi morire, come un tizzone senza piú molto da dare. Pur non amando i festeggiamenti di fine anno, o perlomeno come vengono interpretati nel mondo moderno in cui sono nato, ne capisco la necessità che avvertiamo. Il ciclo naturale di tutte le cose (il ripetersi delle stagioni, la successione di albe e tramonti, la nascita e la morte degli esseri viventi, la formazione e lo scioglimento dei ghiacciai e così via) ci ha abituato a celebrare l'inizio e la fine dei fenomeni, ed è affascinante prendersi una notte per brindare al tramonto dell'anno vecchio e all'alba di quello nuovo. Tuttavia, molti di noi vivono questa festa come un'archiviazione dell'anno passato, che viene accatastato sulla polverosa e considerevole pigna di quelli precedenti, per dare il via a quello nuovo, riempito di buone parole e propositi, pronti da archiviare di nuovo quando ripasseremo in questo punto dell'orbita terrestre, tra poco meno di 400 giorni. Quella che vedo, invece, è la necessità di riportare la celebrazione di questa notte sullo scorrimento naturale verso un semplice nuovo giorno, che, solo per convenzione calendariale, porta un significato diverso dagli altri. Paradossalmente, diamo meno importanza a fenomeni ben più eclatanti a livello astronomico ed energetico, come gli equinozi e i solstizi, tanto che spesso ce ne dimentichiamo, senza il chiasso dei petardi e le urla ubriache di chi ha affogato nelle gozzoviglie la propria consapevolezza. In tedesco, per augurare un buon anno, si dice "Guten Rutsch", che letteralmente sarebbe come augurare una dolce "scivolata" nell'anno nuovo. Mi piace l'idea di uno slittino che possa solo avanzare e che lo faccia in maniera poco brusca. Nessun bambino in questa situazione si preoccuperebbe di dividere in "segmenti" belli o brutti la parte percorsa a monte o quella in arrivo a valle, visto che la concentrazione sarebbe tutta dedicata al momento presente, sullo scivolamento dello slittino lungo il pendio. Guai a distogliere l'attenzione: perderemmo controllo e divertimento! É questo l'augurio a cui sento di ispirarmi e che desidero rivolgere a voi. Scivolate bene nel nuovo anno ma anche in ogni prossimo nuovo giorno, che sia un 30 dicembre o un 2 gennaio. Per osservare un'alba o un tramonto bisogna essere nel posto giusto al momento giusto, rimanere vigili e attenti, per poi lasciare scappare quel momento effimero con lo stesso entusiasmo con cui l'abbiamo accolto. Tutto scorre in questa vita, e voi non siate da meno. ITA only (nelle foto: ghiacciaio Skaftafellsjökull (Islanda), una delle "lingue" di Vatnajökull, ovvero il ghiacciaio più grande d'Europa per volume). - Skaftafellsjökull (Islanda), una delle "lingue" di Vatnajökull, dall'aereo, atterrando in Islanda. -.-.-.-.-.-.- Non é la prima volta che vedo un ghiacciaio, avendo avuto l'enorme fortuna di ricevere questo sublime battesimo dal Ghiacciaio di Fellaria. Ma di così estesi non ne avevo mai visti nemmeno dall'alto e, soprattutto, non avevo mai messo piede su uno di loro prima d'ora. Imparo a montare i ramponi sui miei scarponi invernali, che fino a quel momento avevano accarezzato solo monti italiani o elvetici: con queste punte di metallo il loro aspetto si fa molto più ostile e mette quasi soggezione. Mi pervade un senso di colpa all'idea di graffiare e sfregiare quel ghiaccio vecchio di secoli o millenni ma faccio il primo passo, molto deciso, e mi soprendo di quanto la fiducia che ripongo in questi attrezzi sia già totale. La sensazione non potrebbe essere più agrodolce. Da un lato sento di violare uno spazio sacro, senza diritto di ingresso o dimora. Dall'altro percepisco di essere testimone della paziente e grandiosa opera di uno scultore invisibile, ma vivo e a cui rendo omaggio. Sotto i miei piedi, strutture d'aria si contorcono immobili, ostentando pose che senza il ghiaccio non potrebbero mostrare e di cui nessuno potrebbe accorgersi. Quello che sto solcando, é un libro vivente di storie, drammi e sapienza. Come un esploratore timido e timoroso, apro le pagine di questa enciclopedia: questa é la sensazione che ho avvertito entrando dentro il ghiaccio. So di certo che quel che vedo é solo temporaneo, come tutte le cose. L'acqua gocciola copiosa e qualche piccola frana si fa strada tra i crepacci del soffitto. Forme sinuose e spinose convivono nel ghiaccio che mi circonda, in questo capolavoro di luce ed oscurità. In questo contesto, l'acqua é forza artefice e distruttrice al tempo stesso, in un ciclo dove il silenzio di centinaia di anni si lascia portare via dal fragore del fiume sotterraneo. Tra il bianco e l'azzurro, la cenere vulcanica mi guarda, intrappolata dal giorno dell'eruzione in cui vide la luce del sole per la prima volta. Mi appaiono come quelle creature nell'ambra fossile, ritrovate nella posizione in cui la loro esistenza ha deciso di terminare. Le parole non trovano spazio, là dove solo lo sguardo riesce ad avere un senso, incapsulato nel suo parco giochi di geometrie fin qui solo immaginate. Ho avuto l'immensa fortuna di vivere alcune delle esperienze più stupefacenti in prima persona.
Dal mio primo avvistamento della Luna e di Saturno al telescopio, al lancio di un razzo spaziale. Da un gipeto in sorvolo a pochi metri, a un giardino interno bagnato di grazia e sacralità a Patan (Kathmandu, Nepal). E tante, tante altre. Di certo molte (se non la maggior parte) di queste esperienze di stupore e commozione sono arrivate dalla mia amata montagna e dalla solitudine rivelatrice che viene cullata dai suoi luoghi più isolati. Ma questa volta ho avuto l'onore di indossare i miei scarponi a pochi chilometri dal mare, per lasciarmi avvolgere da quella meraviglia primordiale che si fa trovare solo quando smetti di cercarla. L'Islanda è stata palcoscenico di questa storia, ma poteva essere altrove, visto che i viaggi non sono la condizione necessaria per questo tipo di esperienze: non esplora per davvero chi chiude la valigia e parte, ma chi sa restare nel momento presente, appoggiando la sua attenzione sull'istante infinitesimale che, traghettato dai nostri sensi, arriva dritto al petto e ci rende parte di questo capolavoro. ITA then ENG L'essere umano, che progetto sublime. Una creatura sofisticata. Se apro gli occhi, osservo tutti voi, se li chiudo, posso contemplare me stesso. Quella che segue è una piccola collezione di frasi relative a questo argomento e che mi hanno ispirato negli ultimi mesi/giorni. Come disse Karl Kraus <<L'aforisma non coincide mai con la verità: o è una mezza verità o è una verità e mezza>>, ma è spesso un privilegiato trampolino da cui saltare: in palio un tuffo nella culla dell'infinito. - (foto scattate a Schönenbuch (CH), giugno 2018) -.-.-.-.-.-.-.- ENG A human being, what a sublime project. A sophisticated creature. If I open my eyes, I can observe all of you. If I close them, I can contemplate myself. Here below, I listed a few aphorisms related to this subject that have inspired me over the last months/days. As Karl Kraus said, <<An aphorism never coincides with the truth: it is either a half-truth or one-and-a-half truths>>, but it often serves as a privileged diving board: the possible award is a dive in the cradle of the infinite. - (Pictures shot in Schönenbuch (CH), June 2018) -.-.-.-.-.-.-.-.- La nostra visione apparirà più chiara soltanto quando guarderete nel vostro cuore. Chi guarda all'esterno sogna, chi guarda all'interno si sveglia. Your vision will become clear only when you look into your own heart. Who looks outside, dreams; who looks inside, awakes. - C.G.Jung Qua in questo corpo sono i sacri fiumi; qua sono il sole e la luna, oltre a tutti i luoghi di pellegrinaggio. Non ho mai incontrato un altro tempio benedetto quanto il mio corpo. Here in this body are the sacred rivers. Here are the sun and moon. As well as all the pilgrimage places. I have not encountered another temple as blissful as my own body. - Saraha Doha Nella vita il compito principale dell'uomo è dare alla luce se stesso Man's main task in life is to give birth to himself - Erich Fromm È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi It is very simple. It is only with the heart that one can see rightly; What is essential is invisible to the eye. - Antoine de Saint-Exupéry -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.- .
ITA then ENG - (ITA) Sullo stesso bocciolo ho visto ferita e sollievo. Sullo stesso ramo, il sorgere della primavera, e il tramontare dell'autunno. In campagna, degli alberi da frutto hanno omaggiato l'inverno, con la loro sfacciata e giocosa versione della "neve fresca". (Che interpretazione sublime! Che attori eccezionali!) Infine, sulla stessa piantina, data per morta in molti degli ultimi 365 giorni, la giovinezza si è seduta accanto alla vecchiaia: due quadri diversissimi, separati da pochissimi giorni. La primavera ,quest'anno, è arrivata tardi, lenta. In questa lentezza, il mio sguardo confuso si è soffermato su questi particolari densissimi, che raccontano di complessità e precisione, di pazienza e di cura, di accettazione e di pienezza. Ecco, le foto qui sotto parlano di questi frammenti e dettagli, che hanno rallentato il loro dispiegarsi affinché io potessi coglierli, osservarli e metterli per iscritto. Ognuna delle quattro stagioni, contiene tutte le altre. Un'emozione, del resto, non fa eccezione. La mia vita viene investita ogni giorno da tutto lo spettro della luce e dal suo più oscuro contraltare, come una tela inesplorata di fronte al pennello di Pollock. Sperimento il bianco e attraverso il nero, colori così lontani ma entrambi condizioni necessarie, e non sufficienti, per il più maestoso arcobaleno. - Foto scattate ad Allschwil ed Arlesheim, CH, Aprile 2018. (ENG)
- On the same bud, I saw wound and relief. On the same branch, rising spring and setting fall. In the countryside, fruit trees paid homage to winter, with their cheeky and playful interpretation of "fresh snow". (What a performance, what a group of actors!) Finally, on the same little plant, that I considered dead on many of the last 365 days, youth sat beside old age: two very different paintings, separated by just few days. Spring, this year, came very late, slow. In this slow approach, my confused glance lingered on very dense details, telling stories about complexity and precision, patience and care, acceptance and fullness. Thus, the pictures here above talk about these fragments and details, that slowed down their deployment to let me witness, observe and put all this in writing. Any of the four seasons contains all the others. An emotion, after all, makes no exception. My life gets hit by the whole spectrum of light and by its darker counterpart, like an unexplored canvas in front of Pollock's brush. I experiment white and go through black, two far away colors, both necessary but not sufficient conditions for the most magnificent rainbow. - Pictures shot in Allschwil and Arlesheim, CH, April 2018. ITA, then ENG after the pictures Come geodi in carne ed ossa Bipedi singolarità coperte di soffice pelle, un'osmotica membrana in cerca di carezze o una cotonosa inferriata tra il calduccio di casa e la scoscesa infinità dell'universo Dentro di me, di te uno scrigno di perfezione cristallina nascosto ai più se lasciato intatto in un buio profondo dove annegare gioie e dolori ricordi ed effimere gemme del presente. Finchè la straordinaria frattura svelerà quel tripudio di meraviglia! Pensavo di esistere, testardo, solitario, indipendente e indistruttibile! Guardati intorno, miliardi di esseri respirano la tua stessa aria che ci unisce in una gloriosa continuità! Guardati ora! La luce si frantuma in scintillii ed arcobaleni Un piccolo immenso capolavoro, rimasto a lungo celato! Da roccia impaurita e sola ad audace ruscello, giovane esploratore Da cimitero diamantato Ad astro morente Ora, conosci la vera natura di tutto! - (A.Mansi) Nelle foto: una gelida mattina, Allschwil (Svizzera), Gennaio 2018. ENG Like geodes in the flesh Biped singularities covered by soft skin an osmotic membrane seeking caresses or a cottony iron grating between the home warmth and the steep infinity of the universe. Inside me, inside you a chest of crystalline perfection hidden to most of us if left untouched in a deep darkness where we drown joy and pain, memories and ephemeral gems of the present moment Until, the extraordinary fracture will reveal that triumph of marvel! I thought I existed stubborn, solitary, independent and indestructible. Look around you, Billions of beings are breathing the same air that unifies us in a glorious continuity! Look at you now! Light shatters in twinkles and rainbows A small immense masterpiece, concealed for too long From a scared and lonely rock to a daring brook, young explorer From a diamond cemetery to a dying star Now you know the meaning of all! - A.Mansi (In the pictures: a frosty morning in Allschwil (Switzerland), January 2018. ITA then ENG "In realtà sono le anime degli alberi che noi vediamo in inverno. In estate tutto è verde e idilliaco ma in inverno sono soltanto i rami e i tronchi ad esaltare. Guarda solo a come sono tutti contorti. I rami devono sostenere tutte le foglie verso la luce. Un unico grande sforzo per la sopravvivenza." - (dal film Nymphomaniac di Lars Von Trier) -.-.-.-.-.-.-.-.- "It's actually the souls of the trees we're seeing in the winter. In summer everything is green and idyllic but in the winter, the branches and the trunks all stand out. Just look at how crooked they all are. The branches have to carry all the leaves to the sunlight. That's one long struggle for survival" - (From the movie: Nymphomaniac by Lars Von Trier) Nelle foto: L'autunno mette a nudo le strutture portanti della natura (Foresta di Allschwil - Svizzera- Ottobre 2017) In the pictures:
Autumn unveils nature's supporting structures (Allschwil Forest - Switzerland - October 2017 ) |
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