Monte Torena e cime di Caronella, fotografate da mio papà (Ottobre 2020). "Giorno. Bacio a Lisa".
Questo era il messaggio con cui ogni giorno (da poco più di 5 anni) iniziava per davvero. Faceva parte del suo rituale del mattino: prima la barba, poi il messaggino a tutti, solo allora si concedeva spremuta e caffè. La famiglia era costantemente nei suoi pensieri, nel suo silenzio riservato e malinconico in cui custodiva le sue preoccupazioni, di cui mai ci avrebbe lasciato sostenere parte del peso. Era un uomo di fede, il primo bacio del mattino e l'ultimo prima di dormire erano dedicati al volto di Gesù sulla sua catenella d'oro. Quando smisi di venire in chiesa, so di avergli dato un prolungato dispiacere, ma so anche che proprio a lui devo quell'attitudine alla contemplazione che mi ha permesso di trovare la mia spiritualità, il mio modo di sentire la vita. Adorava la natura, le piccole gemme di unicità di cui mi mandava qualche foto, quasi a condividere un entusiasmante tesoro. Il fiore di una camelia, una lucciola nel buio della sera, qualche strano insetto o ancora i balestrucci che danzavano in cielo sullo sfondo maestoso delle Orobie Valtellinesi. A volte voleva semplicemente sapere che uccello avesse appena visto, e io ero strafelice di poterlo aiutare: un codirosso, un fringuello o un pettirosso. I suoi occhi erano spesso orientati verso il giardino. Eravamo molto diversi eppure con dei punti di contatto molto speciali. Entrambi abbiamo perso il papà prima di diventare papà noi stessi. Ci piaceva mangiare i pizzoccheri, bere del buon vino rosso e guardare i gran premi di Formula 1. Quando queste tre cose avvenivano nell'arco di poche ore, pareva di uscire dal tempo e dallo spazio, in una dimensione che era solo nostra. Aveva un cuore immenso, preoccupandosi che ogni mio viaggio (di lavoro e non) andasse bene. Quando dei clienti si prendevano cura di me (invitandomi a cena o portandomi in giro) mi chiedeva di salutarli e di ringraziarli da parte sua, perché qualcuno si stava prendendo cura del suo Ale. Forse gli portava alla memoria le preziose amicizie che ha costruito nello Yemen, in Congo e in Kenya prima che io nascessi. Chissà perché, le culture più lontane a volte sono quelle più amiche. Ultimamente parlavamo di meno, ci spazientivamo abbastanza presto, ma avevamo il nostro modo di comunicare e dirci quanto fossimo importanti l'uno per l'altro: email, bigliettini scritti a mano e i suoi commenti sul mio sito personale. Questi, in particolar modo, rappresentano ancora adesso fugaci parole che mi inondano di tutta la sua stima ed incredulità per quel che avevo scritto in un articolo. Era il mio primo tifoso, sicuro che potessi fare qualsiasi cosa. Potrei raccontarvi molto altro, delle finte lotte sul tappeto quando ero piccolo, della ditta che ha fondato e che ha reso una seconda famiglia, per i suoi dipendenti e per me che adoravo andarci. Ma ho preferito parlare dei ricordi più vivi, degli ultimi anni, in cui la sua fragilità é aumentata, così come é cresciuto il suo amore per la sua famiglia. Un amore straripante che ancora ci avvolge. Avevamo ancora tanti progetti insieme, soprattutto per la casa in montagna, il nostro amato nido di pace. Li porterò avanti come meglio potrò, consapevole che papà ("Il Nando", come lo chiamavano) più che essere volato in cielo o da qualche parte, è diventato ancor di più parte integrante di questo corpo che lui stesso ha messo al mondo. Non dovrò guardare lontano per cercarlo, semplicemente dentro di me e dove il rosso dei tramonti andrà ad accarezzare il Monte Torena e le cime di Caronella. Un ultimo pensiero va alla donna che ha sposato. Anche in questo é stato speciale, scegliendo con una lungimiranza unica una moglie fedele, una cuoca spettacolare e una mamma che potesse esserci sempre per i suoi figli. Questi sono solo alcuni dei ricordi e dei pensieri che volevo condividere con voi, che siete qui a salutarlo. Vorrei chiedervi, quando vorrete e se vorrete, di raccontarmi i vostri ricordi di papà. C'è tanto che ancora non so e vorrei continuare a conoscerlo tramite le tracce che ha lasciato in voi. Non so come terminare questo mio monologo, che sembra voler rimanere aperto, come questi ultimi giorni in cui non abbiamo ricevuto il suo messaggio che mandava verso le dieci di sera. Forse é questo l'unico modo per chiudere a dovere. E allora "Notte. Bacio a Lisa"
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January 2023
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