Uno può guardare ai propri errori come alle foglie che cadono d'autunno, oppure come alle foglie che cadono d'autunno (sì, la ripetizione è voluta). I primi vedranno ogni sbaglio come una manifestazione evidente di debolezza, un repentino "invecchiamento" incontrollato delle proprie capacità attese. I secondi vi vedranno, invece, una colorata e vivace espressione delle proprie sofferte difficoltà, pronti però a concederla al terreno più solido, alla ricerca di una fertilità possibile proprio in virtù di quegli errori. I primi, ancora, vedranno foglie straziate a terra, prodotti a fine vita che mai avranno a che fare con la crescita che avverrà alla vista del prossimo sole primaverile. I secondi, invece, vedranno artistici tappeti di foglie appoggiate, un rischio che viene abbandonato alla gravità, con la speranza che possa nutrire la crescita di ciò che verrà. I primi, quindi, abbasseranno le maniche, in vista dell'inverno vuoto di ogni utilità, meritevole solo di un atteggiamento di attesa. I secondi, infine, le maniche le alzeranno, per approfittare proprio dell'inverno e accogliere la primavera del cambiamento. E allora "errori" farà rima con fiori. (Allschwil, BL (CH) - foto aggiunta a posteriori: Ottobre 2019)
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