Dal Bocchel del Cane alle Pleiadi. La stretta parentela tra stelle e montagne. Escludendo le prime vere escursioni montanare, quelle inesperte e male affrontate, c'è un solo posto che associo ad un'estrema fatica e al timore di aver esagerato. Un luogo che prende il nome di Bocchel del Cane. Era l'estate di un paio di anni fa, e la mia passione per i valichi e i passi, soprattutto quelli piccoli chiamati "bocchette", mi ha fatto prendere un sentiero a sinistra, dopo il Lago Pirola, in Valmalenco. A destra avrei chiuso comunque un anello, in modo da non tornare sui miei passi, ma a sinistra avrei visto un altro lago, e sarei passato per la bocchetta. Mi sono fatto forza e ho fatto la mia scelta. Il sentiero era ripido e insidioso, con massi grandi forse come stanze che a volte richiedevano l'uso delle mani per avere la necessaria stabilità. Credo di averci messo più di un'ora: ad ogni passo le gambe mi comunicavano un po' di fatica in più, e mi chiedevo se avessi fatto la scelta giusta. Arrivato stremato all'ultimo tratto, la ghiaia e il sentiero poco tracciato hanno succhiato tutta la mia concentrazione. Mi pareva di non averne più, come un'arancia senza alcun nettare rimasto da spremere. L'arrivo alla bocchetta, alla fine, ha portato comunque quell'indescrivibile connubio di euforia mistica e di sollievo commovente che solo un'escursione in solitaria sa dare. Il lago Pirola era magnifico da lassù, con un panorama che includeva la vedretta del Ventina, il pizzo Cassandra e il monte Disgrazia, ma il vento freddo e i tanti chilometri rimanenti mi hanno tenuto vigile e forse mi hanno impedito di godere appieno del momento. Ero stanco, molto stanco, ma sapevo che ce la potevo e dovevo fare. Quel giorno sono arrivato all'auto sfinito, con tanti insegnamenti in più. Ma nessuno che mi faceva davvero pentire del percorso scelto. L'anno scorso sono tornato al lago Pirola, in dolce compagnia. Non sono tornato alla bocchetta, ma l'ho indicata alla mia preziosa compagna di camminata (e di vita). Ho rivissuto nei pensieri quel percorso di massi, sentendo che il mio corpo era tornato in un posto a lui caro. Settimana scorsa ho rivisto ancora una volta la bocchetta, ma stavolta dal lato opposto a quello che conoscevo: mi é sembrata di conoscerla un po' di più. Mi ci sono voluti un confronto fotografico e una mappa per individuarla senza dubbi, ma ora saprei puntare il dito senza esitazioni, come potrei indicare la costellazione di Orione o le Pleiadi. Questa similitudine mi ha fatto riflettere: i nomi dei passi, dei laghi e delle cime, sono spesso incomprensibili ma pieni sicuramente di un senso ancestrale, come le costellazioni. Le stelle richiamano ai miti, agli eroi, allo zodiaco. Le montagne alle tradizioni popolari, alle vicende degli esploratori o alle storie del posto - chissà. Il cielo e i monti sono mondi diversi, ma diamo loro nomi con scopi simili, credo: renderli meno distanti, meno paurosi e, forse, per stabilire un rapporto vivo e diretto. In questo modo, infatti, le imponenti sagome dei monti e le luci lontane che adornano la notte, perdono un po' del loro mistero, sono quasi a portata di mano, e finiscono per essere una recinzione protettiva piuttosto che un mare in cui perdersi. C'è probabilmente la stessa necessità nel misurarle e nel dare loro un valore numerico, che siano metri sul livello del mare o anni luce. Cerchiamo di dar loro un valore di riferimento, perché siano poi un riferimento per noi. Una bocchetta mette in collegamento due valli, dando respiro alle speranze del camminatore. Una stella può dare una rotta, diventando una bussola per chiunque si sia smarrito. Ho avuto la fortuna di dormire lassu', tra i monti, in una notte senza luna in cui i monti hanno abbracciato il cielo.
Mi sentivo allo stesso tempo spaventato dall'immensità e parte integrante di quella stessa vastità. Perso e ritrovato. Le montagne, vicine, sembravano irraggiungibili. Le stelle, lontane, parevano afferrabili a manciate. Ogni volta che punto il dito verso una cima o una stella, verso una bocchetta o un pianeta, mi onora poter chiamare tutto questo per nome. Mi sembra di trovare un sasso a cui appoggiarmi, un bastone a cui affidarmi, un appiglio a cui tenermi saldo, mentre mi godo la carezza di questa illusione che sa di magia.
2 Comments
Ncm
25/10/2020 21:37:18
Che meraviglia!
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f
26/10/2020 12:35:43
mi meraviglio sempre di più del tuo amore per la montagna. entri in simbiosi con ciò che ti circonda e a volte ti estranei al punto di correre anche dei rischi,visto che sei quasi sempre solo in queste tue avventure..comunque grazie per renderci partecipi.
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