(ITA only this time. Sorry about that) - La montagna e il cambiamento sono temi che mi affascinano da molto tempo ormai. Quello che segue, é soltanto un tentativo di mettere per iscritto uno di quegli incontri tra me e la montagna con lo scorrere del tempo a fare da palcoscenico. -.-.-.-.-.-.-.- Lago della Valletta, visto dal Passo di Val Mera - 2017 - Mi siedo sull'erba umida e pungente, con le gambe stanche dopo la salita. Il silenzio entra in scena. Giunto finalmente in platea, al momento giusto, sono pronto per l'apertura del sipario. Il corpo riprende fiato, mentre lo sguardo si appoggia prima su quella cascata, poi su quella guglia passando per ciuffi e arbusti a cui non so attribuire un nome preciso. Gli occhi diventano una porta d'accesso attraverso cui l'osservazione diventa apprendimento e la contemplazione diventa meraviglia. Sento i muscoli quasi nutrirsi di ciò che inalo e a tratti la fatica scompare, come se evaporasse insieme al sudore. La brezza frizzantina trasforma la mia maglietta in un ondoso parco giochi per mosche e farfalle, che ostentano una bizzarra fiducia ai miei naturali movimenti. La montagna non inebria soltanto me, quindi, e questa calda ospitalità basta per farmi chiudere gli occhi per pochi secondi. Quando li riapro, il panorama inizia a mandarmi immagini in continua evoluzione, metafore di una transizione che procede testarda da millenni. Il ruscello si getta vigoroso nel laghetto e ne esce più calmo dal lato quasi opposto, mentre un gracchio alpino sorvola il crinale, usando la sua ombra per accarezzarlo, come fosse un nastro di seta nera. Così, persino le rocce paiono soffici! Tutto quel che vedo è pervaso di dinamismo, e anche quel che sembra statico è in realtà parte di una lentezza che i miei sensi non riescono a percepire. Posso solo farmi attraversare da quel che sperimento e sento, senza che io possa afferrarlo: invero, questa é la natura delle esperienze più profonde. Il movimento della mano che sfiora la pelle diventa "carezza", il passaggio della Luna tra il Sole e la Terra diventa "eclissi", il vapore acqueo trasportato dalle correnti diventa "nuvola". In una frazione di secondo faccio esperienza esattamente di questo: quel che più solletica il mio entusiasmo ha un nome, eppure rimane impossibile da "prendere". Un arcobaleno, una nube lenticolare, il verde del lago, il battito di ali di un crociere, il fischio di una marmotta, il sapore della fragolina di bosco. Tutto effimero e transitorio, ma essenziale, come un respiro. Come una canzone suonata dal vivo. Come i passi che mi hanno portato qui. Come il profumo delle emozioni. Come il sapore dei sorrisi. Come la vita stessa.
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