(ita only) liberamente ispirata da alcuni fiori a Sepang (Malesia), ma adatto a descrivere molti luoghi del mondo contemporaneo. - se un fiore avesse voce Una stiracchiata ai petali, e anche questa giornata può iniziare. Dev'essere uno di quei cinque giorni che terminano in "-dì", in cui tutto sembra essere frenetico (senza motivo) nel vostro ritmo quotidiano. Vi guardo spesso, nelle vostre corse per arrivare in orario, spesso con bagagli al seguito verso chissà dove. Qualcuno di voi di rado si avvicina e mi guarda, mi ammira con un accenno di sorriso appeso tra malinconia e stupore. Qualcuno persino mi sfiora col naso, per scoprire il mio lato piu intimo e nascosto. Lo fate spesso con discrezione e solenne rispetto, lo stesso atteggiamento con cui i veri gentiluomini osservano la scollatura sensuale di una donna. Ci sono due modi in cui mi piace vedervi chiudere gli occhi: l'uno è assonnato, l'altro è consapevole. Ci sono due modi in cui mi piace vedere che li aprite: l'uno è assonnato, l'altro è colto da meraviglia. Siete sempre in movimento e anche quando siete fermi, siete sovente da un'altra parte. Quando vi sedete a quel tavolino d'estate, ingurgitate cibo quasi senza rendervi conto di cosa ci sia nel piatto. Siete goffi e un po' patetici a tratti, scusate la schiettezza, come quando andate a sbattere camminando perchè troppo immersi nello schermo luminoso che tenete in mano. Eppure... siete fiori tanto quanto me, ma solo alcuni di voi provano a sbocciare: vi vedo, sapete? C'è chi gratta della sporcizia con l'unghia con l'eleganza di un passo di danza, chi presta attenzione al rumore croccante della neve sotto i piedi, e chi, dopo lo schiaffo ricevuto dalla ragazza, rimane fermo qualche secondo per lasciar scorrere ogni impulso aggressivo: sa che non vale la pena reagire. Sono questi piccoli gesti a contare nella vita: non certo la carriera, una bella casa, essere stati nel Grand Canyon. Nella mia breve vita, trovo gioia e agio nella concentrazione che la precisione richiede, nella lentezza della semplicità: l'ovvio non è banale ma essenziale! Finchè arriva quel giorno, dove cado (o volo?), la bellezza sembra finire. Ma così è la vita, anche la vostra. Arriva il momento in cui dovrete abbandonare tutto, e se avrete usato la vostra vita per allenarvi, non sarà per nulla doloroso, anzi. Ci si scompone, tornando all'origine che forse non abbiamo mai lasciato, come un accordo che torna arpeggio, pur essendolo sempre stato. Non so quanto resterò su questo freddo e umido suolo, ma spero abbastanza per strappare ancora qualche sorriso e qualche frugale manifestazione di meraviglia. Perchè se c'é una cosa che ho capito, é che in ogni gesto dimora un'occasione di purezza autentica, e ogni momento diviene un tempio per celebrarla.
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ITA then ENG, after the pictures - Nel mio girovagare tra libri e registrazioni su temi a me cari, mi sono imbattuto in una potente domanda seguita da un'affascinante ed articolata risposta. La domanda coinvolge un tormento che forse molti condivideranno, ovvero come conciliare la non verbalità di alcune esperienze (come la meditazione o la contemplazione) con il "mezzo" con cui questo tipo di strumenti ed insegnamenti arrivano a noi, ovvero le parole. La riposta é stata formulata, in un seminario, da una persona da un lato completamente immersa in questi temi e dall'altro molto attiva nel tradurre testi antichi e quindi nella scelta delle parole più adeguate per trasmettere concetti antichi da risvegliare oggi. Ho voluto mettere tutto per iscritto, perché dall'apparente complessità dell'argomento, esce un pensiero meravigliosamente semplice molto in linea con la mia idea di vita. -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.- Domanda <<Come trovi un equilibrio nella tua ricerca, tra l'uso di linguistica e costrutti mentali e la conoscenza non-verbale della pratica?>> Risposta <<La risposta più onesta è che si tratta di uno sforzo ancora in corso. Tuttavia, non vedo questi due temi come disparati o appartenenti a sfere diverse. Una delle cose che mi ha sempre turbato dell'ambiente accademico occidentale, é l'idea dell'oggettività, l'idea che tu -lo studente- debba tenere una debita distanza dal soggetto che stai studiando, senza infettarlo coi tuoi pregiudizi, predilezioni, desideri o convinzioni, così da vederlo chiaramente e oggettivamente per quello che realmente è. E questa è una delle ragioni per cui non ho mai cercato di ottenere una laurea universitaria in alcunché, perché non mi piace quel tipo di ambiente, non voglio separarmi in quel modo, non voglio quella distanza esistenziale. Per me il coinvolgimento con quei testi, e parlo soprattutto dei vecchi testi Pali e anche di qualche testo Chàn in cinese, risiede nel voler entrare in un dialogo vivente con loro, voglio percepire che questi testi stanno realmente affrontando la mia condizione, mi parlano, mi mettono alla prova e mettono in gioco me stesso in modo da cambiare il modo in cui penso di vivere. E se provo a mettere in pratica queste strategie, quando torno a quei testi, mi appaiono cambiati. Per me la bellezza di queste cose molto semplici, come queste Quattro Nobili Verità, è che puoi tornare da loro e scoprire strati sempre più profondi di intuizione, perché sono una parte integrante della tua pratica. Se non avessi cercato di trasformare te stesso rifacendoti a quel che questi testi dicono, allora sì, probabilmente diverrebbero più o meno statici, sarebbero puri oggetti di interesse filologico, ma non ho intenzione di entrare in questo tipo di relazione con loro. Il mio approccio è, senza vergogna, soggettivo, sono interessato a come questi testi possano affrontare e cambiare una vita umana e quindi trovo che la mia pratica, diciamo quando sono in un ritiro di meditazione e provo a coltivare la concentrazione e la consapevolezza eccetera, sia la parte integrante di un dialogo in corso o di una conversazione con una tradizione che arriva a me con la mediazione di parole e testi. Sono ovviamente quel che si direbbe un "tipo intellettuale", non voglio farvi credere altrimenti, e sono spesso contrariato quando gruppi buddisti mostrano a priori un approccio anti-intellettuale ("non ho interesse per la teoria, voglio solo concentrarmi sulla pratica"). Uno degli episodi che mi ha reso chiaro questo aspetto, viene da molti anni fa, quando ancora studiavo in Svizzera in un monastero tibetano. Un vecchio Lama Mongolo stava insegnando un argomento molto asciutto, la logica buddista - posso garantire che si tratta di roba davvero noiosa, ovvero "come funziona il sillogismo" - e alla fine del corso un ragazzo disse: "Maestro, perché dobbiamo studiare tutta questa teoria? Perché non possiamo fare più pratica?" e la sua risposta fu "se davvero sapessi come studiare, allora staresti già praticando" e questo è quello che è rimasto in me, come un faro verso una visione più chiara. Per me lo studio è pratica. La pratica non è riducibile a qualcosa di puramente non verbale o non intellettuale. Se pensi alla parola pratica ("bhavana" é la parola Pali che meglio descriverebbe questo concetto), tutto l'Ottuplice sentiero dev'essere praticato, coltivato, dato alla luce, realizzato. Non si tratta di ridurre la pratica ad una cosa e contrapporre le altre parti della nostra esistenza ad essa. Al contrario, si tratta di estendere il concetto di pratica, per infondere e abbracciare tutti gli aspetti della nostra vita così che tutta la nostra vita diventi una pratica. E così diventiamo umani praticanti. Essere umani diventa la nostra pratica>> Pittura e meditazione - Nepal - 2018 Painting and meditation - Nepal - 2018 -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.- ENG In my wandering through books and recordings on what I consider to be special subjects, I came across a powerful question followed by a fascinating and well-structured answer. The question deals with a struggle that many people might share, namely how do we "conciliate" the non-verbal nature of some experiences (such as meditation and contemplation) with the medium through which tools and teachings on these topics get to us, i.e. words. The answer comes from a seminar, and it comes from a person who is very much involved in these subjects and even in the thorough translation of ancient related texts, to find the most suitable words to express old thoughts to be awakened today. I wanted to write all this down, as from the apparent complexity a wonderfully simple thought rises putting in words my own idea of life. -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.- Question
<<How do you balance your work using linguistic and mental constructs with the non-verbal knowing of your practice>> Answer <<The honest answer is that this an ongoing struggle. But I don't see the two as somehow operating in disparate or different spheres. One of the things that has always troubled me about the western academy, is this idea of "objectivity, that you - the scholar - are supposed to keep a nice distance from your subject matter and not infect it with your own prejudices or biases or longings or beliefs and to see it clearly and objectively as it really is. And that's one of the reasons I've never done a University degree in anything because I just don't like that environment, I don't want to separate myself in that way, I don't want that existential distance. To me the engagement with these texts and I'm mainly talking of early Pali and also some Chán texts in Chinese, is that I want to enter into a living dialogue with these texts I want to gain a sense that these texts are actually addressing my condition and they are speaking to me, they are actually challenging me in some way that they're challenging me to change the way I think I live, and if I try to put those injunctions into practice when I return to the texts they've changed. To me the beauty of these very simple things, these Four Noble Truths for example, is that you can keep going back to them and you can keep recovering deeper layers of insight because they are an integral part of your practice. If you didn't seek to transform yourself in terms of what these texts are saying, then they would probably remain more or less static, they would just be objects of philological interest, but I'm not willing to relate to them in that way, my approach is unashamedly subjective, I'm interested in how these texts can address and change a human life and so I find that my practice, let's say when I'm on a meditation retreat, when I try to cultivate the concentration or mindfulness and so on, that is an integral part of an ongoing dialogue or conversation with a tradition that is mediated to me through text. I'm obviously an "intellectual kind of guy", I don't want to pretend otherwise, and I feel often quite disappointed when Buddhist groups kind of have a default anti-intellectual stance, where people would say "I'm not interested in theory, I just want to do the practice". One of the things that brought that home to me many years ago is when I was studying in Switzerland in a Tibetan Monastery and we were being taught by an old Mongolian Lama and we were studying something which was incredibly dry, the Buddhist logic - I can tell you that was pretty dreary stuff, syllogism and how syllogism functions - and at the end of the course one of the students said "Geshe-la, why do we have to study all this Theory, why can't we do more practice?" and his answer was "If you really knew how to study you would be practicing" and that's remained with me as a real beacon of insight. To me study is practice. Practice is not reducible to something purely non-verbal or non intellectual. If you think about the word practice ("bhavana" would be the closest word in Pali), the whole of the Eightfold path is to be put into practice, cultivated, brought into being, realised. It is not a question of narrowing practice to one thing and then setting other parts of your life in opposition to it. It's a question of how can we extend the concept to practice, to infuse and embrace all aspects of our life so that our whole life becomes a practice. We've become practicing humans. Being Human becomes our practice.>> (ITA only) Immagina di avere davanti queste foto: Albe o tramonti? (Valtellina - Dicembre 2018) Nessuna indicazione dell'ora, di un punto cardinale o di un riferimento geografico.
Difficile dire se siano testimonianze di un'alba o di un tramonto: stessi colori, stessa nostalgia mista ad entusiasmo, stessa voglia di emozioni. Solo la transizione di quegli istanti aiuterebbe a identificare di quale si tratti: l'una si accende, l'altro si spegne. L'una abbandona il buio per accendere un nuovo giorno, l'altro si infiamma per l'ultima volta, per poi morire, come un tizzone senza piú molto da dare. Pur non amando i festeggiamenti di fine anno, o perlomeno come vengono interpretati nel mondo moderno in cui sono nato, ne capisco la necessità che avvertiamo. Il ciclo naturale di tutte le cose (il ripetersi delle stagioni, la successione di albe e tramonti, la nascita e la morte degli esseri viventi, la formazione e lo scioglimento dei ghiacciai e così via) ci ha abituato a celebrare l'inizio e la fine dei fenomeni, ed è affascinante prendersi una notte per brindare al tramonto dell'anno vecchio e all'alba di quello nuovo. Tuttavia, molti di noi vivono questa festa come un'archiviazione dell'anno passato, che viene accatastato sulla polverosa e considerevole pigna di quelli precedenti, per dare il via a quello nuovo, riempito di buone parole e propositi, pronti da archiviare di nuovo quando ripasseremo in questo punto dell'orbita terrestre, tra poco meno di 400 giorni. Quella che vedo, invece, è la necessità di riportare la celebrazione di questa notte sullo scorrimento naturale verso un semplice nuovo giorno, che, solo per convenzione calendariale, porta un significato diverso dagli altri. Paradossalmente, diamo meno importanza a fenomeni ben più eclatanti a livello astronomico ed energetico, come gli equinozi e i solstizi, tanto che spesso ce ne dimentichiamo, senza il chiasso dei petardi e le urla ubriache di chi ha affogato nelle gozzoviglie la propria consapevolezza. In tedesco, per augurare un buon anno, si dice "Guten Rutsch", che letteralmente sarebbe come augurare una dolce "scivolata" nell'anno nuovo. Mi piace l'idea di uno slittino che possa solo avanzare e che lo faccia in maniera poco brusca. Nessun bambino in questa situazione si preoccuperebbe di dividere in "segmenti" belli o brutti la parte percorsa a monte o quella in arrivo a valle, visto che la concentrazione sarebbe tutta dedicata al momento presente, sullo scivolamento dello slittino lungo il pendio. Guai a distogliere l'attenzione: perderemmo controllo e divertimento! É questo l'augurio a cui sento di ispirarmi e che desidero rivolgere a voi. Scivolate bene nel nuovo anno ma anche in ogni prossimo nuovo giorno, che sia un 30 dicembre o un 2 gennaio. Per osservare un'alba o un tramonto bisogna essere nel posto giusto al momento giusto, rimanere vigili e attenti, per poi lasciare scappare quel momento effimero con lo stesso entusiasmo con cui l'abbiamo accolto. Tutto scorre in questa vita, e voi non siate da meno. ITA then ENG after the pictures - I castelli di ottobre, come tutti gli altri, si sono fatti vascelli di messaggi di tempi lontani, ma mi hanno anche fatto concentrare un po' di più su una sfida per me molto ostica: lodare allo stesso modo tutte le epoche, coi loro pregi e difetti, senza elevarne una per i messaggi spirituali e massacrarne un'altra per le guerre o le ignobili violenze. L'era in cui viviamo è senza dubbio la più adeguata per addestrarci a estrarre il meglio da essa e le seguenti citazioni mi aiutano a difendere questo pensiero. - "Non abbiamo mai avuto, nel passato, tempi eroici, e nemmeno una generazione pura. Non c'è nessun altro qui oltre a noi, gente, e così è sempre stato: persone indaffarate e potenti, istruite, ambigue, importanti, timorose, consapevoli di sé; persone che progettano, promuovono, ingannano e conquistano; che pregano per i propri cari e desiderano fuggire la miseria ed evitare la morte. E' un'idea che indebolisce e offusca quella secondo cui un tempo sarebbe esistito un popolo semplice, che conosceva Dio personalmente - e che conosceva anche l'altruismo, il coraggio e le scritture -, mentre per noi è troppo tardi. Non c'è mai stata un'età più sacra della nostra, e neppure una che lo fosse meno." (Annie Dillard - For the Time Being (1975) --- "Non è possibile tornare a vivere lo spirito di un'epoca perchè esso tende a dissolversi mentre si sta avvicinando la fine del mondo. In effetti, non può essere sempre primavera o estate, e ugualmente non può essere sempre giorno; quindi, se anche desiderassimo riportare il mondo allo spirito del secolo trascorso, ciò non sarebbe possibile. Occorre saper trarre il meglio da ogni generazione. Chi ha nostalgia del passato sbaglia perchè non afferra questo principio. Ma coloro che apprezzano soltanto il presente e ostentano disprezzo per il passato, appaiono molto superficiali." Yamamoto Tsunetomo - Hagakure (18esimo secolo) -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.- Nelle foto, i due castelli di questo mese: Castello Bellaguarda - Tovo Sant'agata - Italia Burg Rötteln - Lörrach - Germania -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.- Castello Bellaguarda - Tovo Sant'agata - Italia -.-.-.-.-.-.-.- Castello Bellaguarda - Tovo Sant'agata - Italia -.-.-.-.-.-.-.- Burg Rötteln - Lörrach - Germany -.-.-.-.-.-.-.- Burg Rötteln - Lörrach - Germany -.-.-.-.-.-.-.- ENG The castles I've met in October brought, like all the others, messages from the past, but they also made me focus more one a tough (at least for me) challenge, i.e. praising every age in the same way, with its virtues and vices, trying not to elevate one for its spiritual messages or offend the other for its wars and despicable violence. The time we live in is the most adequate one to train ourselves on extracting the best out of it, and the two following excerpts help the cause of this thought. --- "There were no formerly heroic times, and there was no formerly pure generation. There is no one here but us chickens, and so it has always been: A people busy and powerful, knowledgeable, ambivalent, important, fearful, and self-aware; a people who scheme, promote, deceive, and conquer; who pray for their loved ones, and long to flee misery and skip death. It is a weakening and discolouring idea, that rustic people knew God personally once upon a time-- or even knew selflessness or courage or literature-- but that it is too late for us. In fact, the absolute is available to everyone in every age. There never was a more holy age than ours, and never a less.” Annie Dillard - For the time being (1975) ---- " It is said that what is called "the spirit of an age" is something to which one cannot return. That this spirit gradually dissipates is due to the world's coming to an end. In the same way, a single year does not have just spring or summer. A single day, too, is the same. For this reason, although one would like to change today's world back to the spirit of one hundred years or more ago, it cannot be done. Thus it is important to make the best out of every generation.” This is the mistake of people who are attached to past generations. They have no understanding of this point. On the other hand, people who only know the disposition of the present day and dislike the ways of the past are too lax." Yamamoto Tsunetomo - Hagakure (18th century) - -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.- In the pictures, the castles I've seen in October: Castello Bellaguarda - Tovo Sant'agata - Italia Burg Rötteln - Lörrach - Germania -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
ITA and ENG after the pictures. ITA - Se da un lato il castello rappresentava, per antonomasia, un punto privilegiato di osservazione, prestigio e presidio, va ricordato che molto spesso erano le mura a garantire la necessaria protezione delle fortificazioni e del villaggio. Ancora più delicato era il ruolo dei cancelli e delle porte d'accesso. Punti deboli per definizione, come fori volontari in una membrana impermeabile, queste aperture garantivano il flusso di persone, merci e testimonianze di luoghi lontani, permettendo al villaggio di respirare attraverso questa sorta di narici. L'essere umano, dopotutto, si ritrova ad interagire con il mondo circostante in maniera molto simile, cercando quel difficile equilibrio tra protezione e apertura, tra isolamento e relazione, tra solitudine e condivisione. Questo articolo rappresenta uno "spin-off medievale", piccola eccezione alla mia collezione di castelli, e nasce per omaggiare tutte quelle porte che ancora aiutano quel fluire di pensieri, parole, opinioni e tradizioni, che contaminano i popoli, arricchendoli. Le 3 porte di Basilea ancora in piedi, che qui ho scelto come simbolo, sono ancora splendidamente conservate. Curiosamente sono spesso i punti di passaggio e di apertura a rimanere intatti, a differenza di quelle mura che non sopravvivono ai tempi, lasciandosi sgretolare dai secoli. Sapessero farlo le persone! Sapessi farlo io! - Per i precedenti episodi, vai alla fine dell'articolo... -.-.-.-.-.-.-.-.- Sankt-Johanns-Tor, Basel (CH) ENG Castles have always been privileged sites of observation, prestige and defense par excellence, but it is worth remembering that walls had a great role too in ensuring the right protection to the village and the fortification itself. Gates and accesses even had a more delicate role. Being weak points by definition, like voluntary holes in a waterproof membrane, these openings granted the flow of people, goods and facts witnessed in distant places, allowing the village to breath through this sort of nostrils. Human beings, after all, find themselves interacting with the surrounding environment in a very similar way, seeking that complex balance between protection and openness, between isolation and relationship, between solitude and sharing. This post represents a "medieval spin-off", a small exception to my castles collection, and it arises to celebrate all those doors that still help the stream of thoughts, words, opinions and traditions, which contaminate communities all around the globe, enriching them. The three gates still "alive" in Basel, that I chose as symbols here, are very well preserved. Oddly, gates and doors are the ones that often remain, unlike those walls that do not last and surrender to centuries. If only people could do the same! If only I could do it too! - For the previous "episodes", see below. -.-.-.-.-.-.-.-.-.-
(ITA only this time. Sorry about that) - La montagna e il cambiamento sono temi che mi affascinano da molto tempo ormai. Quello che segue, é soltanto un tentativo di mettere per iscritto uno di quegli incontri tra me e la montagna con lo scorrere del tempo a fare da palcoscenico. -.-.-.-.-.-.-.- Lago della Valletta, visto dal Passo di Val Mera - 2017 - Mi siedo sull'erba umida e pungente, con le gambe stanche dopo la salita. Il silenzio entra in scena. Giunto finalmente in platea, al momento giusto, sono pronto per l'apertura del sipario. Il corpo riprende fiato, mentre lo sguardo si appoggia prima su quella cascata, poi su quella guglia passando per ciuffi e arbusti a cui non so attribuire un nome preciso. Gli occhi diventano una porta d'accesso attraverso cui l'osservazione diventa apprendimento e la contemplazione diventa meraviglia. Sento i muscoli quasi nutrirsi di ciò che inalo e a tratti la fatica scompare, come se evaporasse insieme al sudore. La brezza frizzantina trasforma la mia maglietta in un ondoso parco giochi per mosche e farfalle, che ostentano una bizzarra fiducia ai miei naturali movimenti. La montagna non inebria soltanto me, quindi, e questa calda ospitalità basta per farmi chiudere gli occhi per pochi secondi. Quando li riapro, il panorama inizia a mandarmi immagini in continua evoluzione, metafore di una transizione che procede testarda da millenni. Il ruscello si getta vigoroso nel laghetto e ne esce più calmo dal lato quasi opposto, mentre un gracchio alpino sorvola il crinale, usando la sua ombra per accarezzarlo, come fosse un nastro di seta nera. Così, persino le rocce paiono soffici! Tutto quel che vedo è pervaso di dinamismo, e anche quel che sembra statico è in realtà parte di una lentezza che i miei sensi non riescono a percepire. Posso solo farmi attraversare da quel che sperimento e sento, senza che io possa afferrarlo: invero, questa é la natura delle esperienze più profonde. Il movimento della mano che sfiora la pelle diventa "carezza", il passaggio della Luna tra il Sole e la Terra diventa "eclissi", il vapore acqueo trasportato dalle correnti diventa "nuvola". In una frazione di secondo faccio esperienza esattamente di questo: quel che più solletica il mio entusiasmo ha un nome, eppure rimane impossibile da "prendere". Un arcobaleno, una nube lenticolare, il verde del lago, il battito di ali di un crociere, il fischio di una marmotta, il sapore della fragolina di bosco. Tutto effimero e transitorio, ma essenziale, come un respiro. Come una canzone suonata dal vivo. Come i passi che mi hanno portato qui. Come il profumo delle emozioni. Come il sapore dei sorrisi. Come la vita stessa.
ITA then ENG L'essere umano, che progetto sublime. Una creatura sofisticata. Se apro gli occhi, osservo tutti voi, se li chiudo, posso contemplare me stesso. Quella che segue è una piccola collezione di frasi relative a questo argomento e che mi hanno ispirato negli ultimi mesi/giorni. Come disse Karl Kraus <<L'aforisma non coincide mai con la verità: o è una mezza verità o è una verità e mezza>>, ma è spesso un privilegiato trampolino da cui saltare: in palio un tuffo nella culla dell'infinito. - (foto scattate a Schönenbuch (CH), giugno 2018) -.-.-.-.-.-.-.- ENG A human being, what a sublime project. A sophisticated creature. If I open my eyes, I can observe all of you. If I close them, I can contemplate myself. Here below, I listed a few aphorisms related to this subject that have inspired me over the last months/days. As Karl Kraus said, <<An aphorism never coincides with the truth: it is either a half-truth or one-and-a-half truths>>, but it often serves as a privileged diving board: the possible award is a dive in the cradle of the infinite. - (Pictures shot in Schönenbuch (CH), June 2018) -.-.-.-.-.-.-.-.- La nostra visione apparirà più chiara soltanto quando guarderete nel vostro cuore. Chi guarda all'esterno sogna, chi guarda all'interno si sveglia. Your vision will become clear only when you look into your own heart. Who looks outside, dreams; who looks inside, awakes. - C.G.Jung Qua in questo corpo sono i sacri fiumi; qua sono il sole e la luna, oltre a tutti i luoghi di pellegrinaggio. Non ho mai incontrato un altro tempio benedetto quanto il mio corpo. Here in this body are the sacred rivers. Here are the sun and moon. As well as all the pilgrimage places. I have not encountered another temple as blissful as my own body. - Saraha Doha Nella vita il compito principale dell'uomo è dare alla luce se stesso Man's main task in life is to give birth to himself - Erich Fromm È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi It is very simple. It is only with the heart that one can see rightly; What is essential is invisible to the eye. - Antoine de Saint-Exupéry -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.- .
(ITA then ENG, after the picture) Una delle cose che ho sempre sostenuto è che non bisogna ritirarsi come dei monaci o viaggiare lontano per raccogliere importanti insegnamenti. Quella che segue, è una breve lista di momenti in cui, nella più genuina quotidianità, straordinarie verità hanno illuminato a giorno il mio volto sorpreso. Sforzatevi di immaginare la sferzante imprevedibilità con cui queste frasi sono arrivate, come tuoni travestiti da tintinnii. - Il prezioso silenzio Una passeggiata tra amici sulla neve. Una mamma fa una domanda alla sua piccola figlia che, svogliata, non risponde. La madre accetta la mancata risposta e, calmissima, replica: <<Non è un problema se non vuoi rispondere. Il silenzio non è mai tempo perso>>. Le ingannevoli aspettative Mentre ero intento a scattare una delle foto che ho pubblicato in questo articolo, una signora ha voluto dirmi: <<Sarebbe interessante vedere se alla fine la foto viene come avevi sperato>>. La signora riprese a camminare. Aveva percorso solo pochi metri sul sentiero, mentre io avevo già esteso quella frase a ogni cosa. Innocua dolce libertà Aspetto il tram. Ancora pochi minuti e finalmente sarò a casa. Un uomo si avvicina a me, maglietta bianca e sporca, lattina di birra in mano, talmente ubriaco che non poteva che dire una dolce verità. <<Aaaaahhhh!!>> sospira beato e sollevato <<Quando sei incatenato è brutto, ma quando sei libero è bello. Che bella la libertà. Ma l'importante è non fare male a nessuno>>. Salgo sul tram, lui se ne va, blaterando la sua prossima destinazione, molto probabilmente né un tram, né una pensilina. La perfezione dei dettagli Qui si va indietro nel tempo, una domenica mattina di 10-15 anni fa. Il nonno era venuto a pranzo, non era ancora pronto da mangiare e si stava godendo una camminata nel nostro bellissimo giardino. Gli piaceva tantissimo! Mi avvicinai e mi disse: <<Guarda quel filo d'erba, minuscolo e perfetto. L'uomo non saprebbe fare una cosa simile, solo la natura riesce a mettere così tanta perfezione in uno spazio così piccolo>> - Questi fugaci momenti rimarranno incastonati come diamanti nella proverbiale confusione della mente, come enigmatici koan per principianti al servizio del mio risveglio più profondo. -.-.-.-.-.-.-.-.- "Dove meno te lo aspetti" (Intarsio di legno in un tempio buddista) "Where you least expect it" (inlay work on wood in a buddist temple) - (Mangal Dharmadweep Mahavihar, Bhaktapur, Nepal - 05/2018) -.-.-.-.-.-.-.- (ENG)
I have always believed that there's no need to become a monk or to travel long distances to harvest important teachings. The list that follows aims to show very short moments where, in the most genuine routine, extraordinary truths illuminated my astonished face. Try to imagine the lashing unpredictability with which these sentences arrived, like thunders dressed up like clinks. - Precious silence A walk with friends, on the snow. A mum asks something to the small daughter who, unenthusiastic, does not say anything. The mother accepted the missed answer, thus replying: <<That is not a problem. Silence is never wasted time>>. Deceptive expectations While I was shooting one of the picture I posted here, a woman wanted to tell me: <<It would be interesting to see if the picture really matches your expectiations>>. The woman walked away. By the time she was only few meters away, I had already extended her sentence to everything. Sweet harmless freedom I'm waiting for the tram. Just a few minutes and I'll be home. A man comes closer: white dirty t-shirt, a beer can in his hands, so drunk that ho couldn't say anything less than a sweet truth. <<Aaaahhhhh!!>> he sighs relieved and blessed <<When you are enchained, it's not pleasant at all. But when you are free, it's wonderful! Freedom is so beautiful. Though it's important not to harm anybody >>. I get in the tram, while he leaves, towards his next destination, most likely neither a tram nor a bus shelter. Perfection in the details Here we go back in time, on a sunday morning, 10-15 years ago. My grandpa came for lunch. The food was not ready yet, so he was enjoying a walk in our beautiful garden. He really loved these moments. I joined him and got closer. He then told me: <<Look at that grass blade. A man would not be able to reproduce such a thing, only nature can put that amount of perfection in such a small space>>. - Those fleeting moments will remain set like diamonds in the proverbial confusion of our mind, like enigmatic koan for beginners, at the service of my most deep awakening. ITA then ENG - (ITA) Sullo stesso bocciolo ho visto ferita e sollievo. Sullo stesso ramo, il sorgere della primavera, e il tramontare dell'autunno. In campagna, degli alberi da frutto hanno omaggiato l'inverno, con la loro sfacciata e giocosa versione della "neve fresca". (Che interpretazione sublime! Che attori eccezionali!) Infine, sulla stessa piantina, data per morta in molti degli ultimi 365 giorni, la giovinezza si è seduta accanto alla vecchiaia: due quadri diversissimi, separati da pochissimi giorni. La primavera ,quest'anno, è arrivata tardi, lenta. In questa lentezza, il mio sguardo confuso si è soffermato su questi particolari densissimi, che raccontano di complessità e precisione, di pazienza e di cura, di accettazione e di pienezza. Ecco, le foto qui sotto parlano di questi frammenti e dettagli, che hanno rallentato il loro dispiegarsi affinché io potessi coglierli, osservarli e metterli per iscritto. Ognuna delle quattro stagioni, contiene tutte le altre. Un'emozione, del resto, non fa eccezione. La mia vita viene investita ogni giorno da tutto lo spettro della luce e dal suo più oscuro contraltare, come una tela inesplorata di fronte al pennello di Pollock. Sperimento il bianco e attraverso il nero, colori così lontani ma entrambi condizioni necessarie, e non sufficienti, per il più maestoso arcobaleno. - Foto scattate ad Allschwil ed Arlesheim, CH, Aprile 2018. (ENG)
- On the same bud, I saw wound and relief. On the same branch, rising spring and setting fall. In the countryside, fruit trees paid homage to winter, with their cheeky and playful interpretation of "fresh snow". (What a performance, what a group of actors!) Finally, on the same little plant, that I considered dead on many of the last 365 days, youth sat beside old age: two very different paintings, separated by just few days. Spring, this year, came very late, slow. In this slow approach, my confused glance lingered on very dense details, telling stories about complexity and precision, patience and care, acceptance and fullness. Thus, the pictures here above talk about these fragments and details, that slowed down their deployment to let me witness, observe and put all this in writing. Any of the four seasons contains all the others. An emotion, after all, makes no exception. My life gets hit by the whole spectrum of light and by its darker counterpart, like an unexplored canvas in front of Pollock's brush. I experiment white and go through black, two far away colors, both necessary but not sufficient conditions for the most magnificent rainbow. - Pictures shot in Allschwil and Arlesheim, CH, April 2018. ITA then ENG, after the pictures Il castello di marzo è arrivato senza che lo cercassi, mostrandosi simbolo e riassunto del mio cammino più attuale. Le mie e le sue mura si lasciano scavalcare dallo sguardo assetato di infinito, concedendosi un atteggiamento un po' più ornamentale. Il respiro si fa vasto, cedendo alle lusinghe del vento. I gabbiani fluttuano all'altezza dei miei occhi, come pensieri al rallentatore sospesi su raffiche di emozioni. Questa terrazza pare la mano di Dio, elevata dalla solida scogliera, continuum tra l'abisso e il cielo. - Nelle foto: Castello di Santa Barbara - Alicante (Spagna) - Marzo 2018 - Per i precedenti episodi, vedi sotto :) ENG - March castle came effortlessly to me, surely representing both a symbol and a summary of my most recent path. Its walls and mine allow the gaze to leap over, eager for infinite, and grant themselves a more ornamental attitude. My breath becomes vast, with no resistance to the enticement of the wind. The seagulls are floating in front of my eyes, like thoughts in slow motion suspended over gusts of emotions. This terrace seems the hand of God, lifted by the solid cliff, continuum between the abyss and the sky. - In the pictures: Santa Barbara Castle - Alicante (Spain) - March 2018 For the previous episodes, see below :) -.-.-.-.-.-.-.-.- |
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